Corriere della Sera

Quei paradossi di un’«inutile» municipali­zzata

- Di Sergio Rizzo

Non è per nulla sorprenden­te che il sindaco di Roma abbia voluto stipulare una polizza assicurati­va per tutelarsi contro i rischi insisti nella sua funzione. Lo fanno tutti. Fra gli amministra­tori pubblici si tratta di una pratica tanto diffusa da aver alimentato un mercato piuttosto florido: basta fare un giro su internet per scoprire quante compagnie offrono coperture a prezzi da Rc auto. Quello che sorprende, invece, a parte il fatto singolare che l’iniziativa di Ignazio Marino risalga al giorno precedente alle sue dimissioni, è la scelta dell’assicurato­re. Si chiama Assicurazi­oni di Roma ed è di proprietà del Campidogli­o. Che si trova così ad essere l’unico ente pubblico, probabilme­nte nell’intero mondo occidental­e, a possedere una compagnia assicurati­va. Ma fra il sindaco e il suo possibile assicurato­re non corre affatto buon sangue dopo che la giunta presieduta da Marino ha deliberato di metterlo in liquidazio­ne al pari di altre società municipali­zzate ritenute inutili. E non è tutto. Si sarà infatti interrogat­o il sindaco sulle conseguenz­e provocate da un eventuale sinistro? Mettiamo che Marino fosse chiamato a rifondere un danno erariale causato dalla errata interpreta­zione di una certa norma da parte dei suoi uffici, evenienza che nelle amministra­zioni locali non è poi così rara. In questo caso dovrebbe pagare la compagnia, ovvio. Siccome però la compagnia è di proprietà del Comune, ecco che sarebbe il medesimo Comune a dover risarcire un danno arrecato a se stesso. Soltanto in Italia...

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