Caserma della Finanza allagata per avere l’appalto
Mazzette al Provveditorato lombardo, con gli atti vandalici si simulavano le «somme urgenze»
» , contanti che accumula gonfiando i costi e facendo false fatture. Per lavori di «somma urgenza», sotto i 200 mila euro, «era già noto in anticipo chi si sarebbe di volta in volta aggiudicato il lavoro». E se l’urgenza non c’era, la si creava. Fu così per Giurisprudenza a Pavia: «Ho mandato il mio capocantiere sul tetto a spaccare due coppi, così si sono verificate delle infiltrazioni», come suggeritogli da un geometra del Provveditorato che, in cambio di una bustarella, gli aveva affidato lavori per 150 mila euro. Fu lui stesso invece a creare l’emergenza nella caserma del Comando lombardo della GdF in via Melchiorre Gioia a Milano, «causando allagamenti».
Il più «aggressivo», sostiene Brera consegnando una lista di nomi e importi stilata dal padre, era Bianchi, l’ingegnere per il quale si sarebbe tanto speso Mantovani per evitare che fosse allontanato dal Provveditorato dopo un rinvio a giudizio per corruzione. Mentre per i colleghi corrotti il reato è ormai prescritto, di Bianchi, qui indagato per l’ipotesi di concussione, Brera parla a lungo anche con il pm milanese Giovanni Polizzi al quale Pavia, indagando altri episodi, ha trasmesso parte degli atti. Oltre al 4-5%, Bianchi «pretendeva cure dentali gratuite per lui ed i suoi familiari», la «ristrutturazione di un palazzotto», e «soggiorni a Montecarlo all’Hotel de Paris» da migliaia di euro la volta per giocare al casinò con le fiches pagate da Brera. E non è tutto: stando al capo d’imputazione, l’imprenditore doveva anche pagare all’ingegnere «incontri ogni volta con due prostitute» in un albergo di Pavia. Costo? Circa 1.500 euro ciascuna per «un’ottantina di volte». Perché pagava? «Perché l’alternativa sarebbe stata fare fallire la mia impresa».