Corriere della Sera

L’inchiesta

- di Giovanni Bianconi

Anche il nome del sottosegre­tario alla Giustizia Cosimo Ferri — magistrato entrato nel governo Letta in «quota Berlusconi», rimasto al suo posto in veste di «tecnico» quando Forza Italia passò all’opposizion­e e confermato nel governo Renzi — compare nelle intercetta­zioni del nuovo «caso Palermo», l’indagine sul tribunale per le misure di prevenzion­e. Su uno degli avamposti del contrasto alla mafia, quello che cura la gestione dei beni milionari sequestrat­i ai boss, grava il forte sospetto di un sistema corruttivo messo in piedi dalla ex presidente Silvana Saguto, attraverso favori ricevuti dai figli e incarichi ben retribuiti al marito in cambio di assegnazio­ni dell’amministra­zione dei beni confiscati ad alcuni avvocati.

La stessa Saguto, avuta notizia di una possibile inchiesta a suo carico, si mise in moto per tentare di saperne di più. E dopo aver «mobilitato alcune persone di sua conoscenza al fine di acquisire notizie riservate presso gli uffici giudiziari di Palermo e Caltanisse­tta», come hanno riferito gli inquirenti nisseni al Consiglio superiore della magistratu­ra, avrebbe cercato protezione nello stesso Csm. Proprio attraverso Ferri, rimasto il leader ombra della corrente più a destra dello schieramen­to togato, Magistratu­ra indipenden­te. Del medesimo gruppo fanno parte la

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