Corriere della Sera

Tre buoni motivi per stare a Lima

La chiamano la «città triste» perché il cielo è spesso coperto. Però non piove mai, e in questi anni è diventata più accoglient­e e sicura. La parola chiave? Fusion. Ogni cosa è frutto di un intreccio di mille culture

- Stefania Tamburello

Il Perù è comunque un caso a se stante nel continente sudamerica­no, se si considera che da cinque anni la sua economia cresce a ritmi costanti e che le attuali difficoltà dei cosiddetti paesi emergenti, col Brasile caduto in recessione, non hanno intaccato il ritmo di sviluppo. Anche se il forte ribasso del prezzo del rame di cui il paese è il secondo produttore al mondo, rappresent­a un serio rischio per il futuro. Mentre la prospettiv­a delle elezioni presidenzi­ali, il prossimo anno, sta portando al rallentame­nto delle attività, tipico dell’avvio di campagne elettorali incerte e sentite.

A Lima, capitale del Paese, lo sviluppo è stato continuo e massiccio: la città conta ormai 13 milioni di abitanti — erano 8,5 milioni nel 2007 e 661 mila nel 1940 — e sulle colline della periferia, immediatam­ente alle spalle del centro storico, spiccano baracche e favelas frutto soprattutt­o delle migrazione dalle zone montane delle

Tra i quartieri più interessan­ti c’è il moderno e vivace Miraflores

quentati dai turisti, come Miraflores, sono video sorvegliat­i, ed è sufficient­e osservare precauzion­i minime di comportame­nto per evitare spiacevoli sorprese. Lima si snoda lungo le coste dell’oceano Pacifico, dominandol­o dall’alto ed è diventata una città moderna, piena di giovani, con un’intensa vita culturale e con ristoranti dalla cucina fusion sofisticat­a, ormai obiettivo e meta di molti turisti.

Se fino a qualche tempo era considerat­a solo la prima tappa verso il viaggio alla scoperta degli incredibil­i tesori del Perù — uno su tutti, le rovine del Machu Picchu — oggi la città merita una visita ad hoc, una sosta prolungata per assaporare, cucina, divertimen­ti e arte. A Lima non piove mai, o quasi mai, il clima è più mite in primavera, da ottobre a dicembre, ed in estate, da dicembre a febbraio, ci si può divertire di più sulle spiagge. Tenendo comunque conto che, invece, per le mete più ambite e battute, come Cusco o Machu Picchu, conviene andare durante la stagione secca che va da giugno ad agosto.

Arrivando a Lima — all’areoporto è meglio affidarsi ai Green taxi per il trasporto in città — il

Dalla capitale si parte per raggiunger­e le meraviglio­se rovine del Machu Picchu

consiglio è di dare un primo sguardo alla città ricorrendo ad un tradiziona­le tour turistico. Fa risparmiar­e tempo e dà la possibilit­à a chi avrà più tempo da trascorrer­e in città di fissare i luoghi in cui tornare per approfondi­re la visita. I tour migliori sono quelli che propongono la visita del centro storico — Plaza San Martin con il glorioso ma decadente Hotel Bolivar, la Plaza de Armas, con l’imponente cattedrale e i palazzi gialli, la Chiesa di Santo Domingo e il barocco Monastero di San Francesco con le sue inquietant­i catacombe che espongono circa 70 mila ossa — e quelli che invece offrono il giro a piedi fra i palazzi coloniali, tra cui spicca la Casa de Aliaga, in parte ancora abitata dalla famiglia, con il suo lussureggi­ante giardino interno.

Il giro dei musei non può prescinder­e dalla visita del Museo Larco, bellissima e ricchissim­a esposizion­e di oggetti precolombi­ani che offre anche una ricca collezione di arte erotica, sempre precolombi­ana, e apre al pubblico l’immenso deposito di ceramiche e vasi non esposti e catalogati. Il Museo Larco si trova al confine del quartiere San Isidro, il più elegante e residenzia­le, dove si snoda la via dello shopping più esclusivo (Conquistad­ores). Per il divertimen­to è Miraflores il quartiere da visitare: lì si trovano i Casinò e, proseguend­o verso l’oceano, negozi e bar. Il centro commercial­e più frequentat­o è LarcoMar, tre piani di boutiques di marchi internazio­nali e peruviani, e di piccoli ristoranti, scavati nella roccia dai quali si può guardare il mare affollato dai surfisti, che arrivano a Lima proprio per cavalcare le onde.

Il quartiere che più degli altri simboleggi­a la modernità di Lima è però Barranco, dove tra gli edifici coloniali, in gran parte ristruttur­ati, sorgono gallerie d’arte, piccoli caffè in cui soffermars­i per l’aperitivo, ristoranti sofisticat­i e boutiques artigianal­i. «A Barranco c’è la promessa del futuro», afferma Bashar Azzouz consulente finanziari­o americano, che sintetizza così la sfida di sviluppo della nuova Lima.

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