Corriere della Sera

Tutti in fila per le Poste, domanda record

Chiuso il collocamen­to: le richieste hanno superato di quattro volte l’offerta, oggi il prezzo. Martedì in Borsa Verso una capitalizz­azione totale di 8,8 miliardi di euro. L’incasso per il Tesoro vale 3,3 miliardi

- M. Bor. Fabio Savelli

A giudicare dalle richieste «la più grande privatizza­zione dell’Italia dopo oltre un decennio» — per dirla con le parole recenti del «Financial Times» — somiglia alla fila (stavolta ordinata) in un ufficio postale nel giorno di riscossion­e della pensione. Quattro a uno. Dove il primo numero sta per chi vuole scommetter­e su Poste Italiane perché crede di poter avere un buon ritorno dell’investimen­to. E il secondo sta per l’offerta effettiva di azioni che il gruppo ha collocato sul mercato: 453 milioni di titoli, pari al 34,7% della società. Titoli che cominceran­no ad essere scambiati a Piazza Affari martedì 27 ottobre.

Il prezzo di collocamen­to — secondo le ultime indiscrezi­oni che trapelano dal ministero del Tesoro azionista di controllo della quotanda Poste — dovrebbe attestarsi sui 6,75 euro per azione. Esattament­e a metà della forchetta (compresa tra i 6 e i 7,5 euro) per una valorizzaz­ione complessiv­a dell’azienda guidata da Francesco Caio che sfiora gli 8,8 miliardi di euro e un ricavato (per il socio di maggioranz­a) che si aggira sui 3,36 miliardi in caso di esercizio integrale della greenshoe.

Ieri pomeriggio in via XX settembre si è svolta l’ultima riunione che ha sciolto la riserva sul prezzo di collocamen­to. Valore che verrà annunciato oggi in conferenza stampa dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. Diverse fonti bancarie ritengono però che il prezzo dei 6,75 euro sia quello più adeguato per lanciare Poste Italiane in Borsa senza troppi scossoni. Al «conclave» con Padoan ieri erano presenti Vincenzo La Via, direttore generale del Tesoro, ovviamente Caio — che in questi giorni ha setacciato Londra e New York a caccia di potenziali investitor­i istituzion­ali Nel trasporto merci, l’Italia è il secondo paese dell’Unione europea e il primo nel Mediterran­eo nei traffici shortsea shipping. Con la Grecia, ha il primo mercato d’Europa per passeggeri movimentat­i. È quanto risulta da due studi della Commission­e Navigazion­e a Corto Raggio di Confitarma, presentato ieri all’assemblea della confederaz­ione degli armatori a cui ha partecipat­o anche il ministro delle Infrastrut­ture Graziano Delrio. «Il settore dello shortsea nazionale — spiega Roberto Martinoli, presidente della Commission­e Navigazion­e a Corto Raggio di Confitarma — la presidente Luisa Todini e il direttore finanziari­o di Poste Luigi Ferraris, oltre al parterre degli istituti di credito che hanno fatto parte del consorzio di collocamen­to (Banca Imi, Mediobanca, Ubs, Citigroup, Unicredit, Bank of America Merrill Lynch, Morgan Stanley, Goldman Sachs e Credit Suisse) e gli advisor di Poste (Rothschild) e del Tesoro (Lazard). L’operazione — d’altronde — è particolar­mente complessa, (foto) — impiega circa 20 mila addetti diretti con un giro d’affari di 5 miliardi di euro ed ha un costo diretto ed indiretto inferiore rispetto al trasporto stradale — tra il 70 e il 220% — e ferroviari­o, tra l’8 e il 60%, a parità di merci e passeggeri trasportat­i». Le Autostrade del mare muovono ogni anno in Italia circa 40 milioni di passeggeri e offrono ogni giorno una stiva di oltre 120 mila metri lineari, equivalent­i a 800 chilometri di “strade galleggian­ti”. perché si tratta della più grande quotazione europea dell’anno per un gruppo che ha oltre 143 mila dipendenti e oltre 13mila uffici postali.

Non si conoscono ancora i numeri di quanti — tra i dipendenti — hanno aderito all’offerta. Qualche giorno fa si è scritto di circa 23mila persone che hanno scelto di diventare socie dell’azienda per la quale lavorano. Per un ammontare di oltre 270mila piccoli risparmiat­ori. Peraltro la struttura dell’offerta vede riservato al pubblico retail il 30% delle azioni e il 70% restante agli istituzion­ali, tra cui — si dice — diversi fondi sovrani. I titoli di Poste si potevano sottoscriv­ere in banca in questi giorni per un lotto minimo (elevato) di 500 azioni. Che — con questo prezzo di collocamen­to — significa un esborso minimo di 3.375 euro. Un investimen­to che comunque premia il risparmio di lungo periodo per il meccanismo della distribuzi­one di un’azione gratuita ogni venti a patto che il titolo venga tenuto in portafogli­o per almeno 12 mesi. Ad ogni modo si tratta di un bel biglietto da visita per il Paese se la domanda — per un’azienda finora controllat­a dallo Stato — risulta di quattro volte superiore all’offerta. Certo le sfide per il management restano e anzi diventano ancor più stringenti: dimostrare ai soci risparmiat­ori che scommetter­e su Poste è stata una scelta azzeccata.

Il lotto minimo I titoli di Poste si potevano sottoscriv­ere in banca per un minimo di 500

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