Corriere della Sera

Private equity, triplica la raccolta. Boom dall’estero

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(a. pu.) Se ripresa c’è, il termometro dei fondi di private equity conferma: l’Italia attrae investimen­ti destinati alle imprese, in buona parte dall’estero. Nel primo semestre di quest’anno — dicono i dati Aifi presentati ieri dal presidente Innocenzo Cipolletta (nella foto) e dal direttore generale Anna Gervasoni — la raccolta dei fondi di private equity, venture capital e private debt nel Paese è più che triplicata dal semestre 2014: 1,328 miliardi (era 434 milioni), dei quali 568 milioni dall’estero. Un dato alto se confrontat­o con i 922 milioni raccolti da fuori in tutto lo scorso anno. «Quest’anno riusciamo a riportare in Italia un miliardo dagli investitor­i internazio­nali», ha detto Gervasoni. Risultato rilevante anche perché raggiunto senza l’apporto del Fondo strategico della Cassa depositi e prestiti, i cui accordi con i fondi sovrani hanno inciso in passato. È cresciuto, nei sei mesi, anche il numero delle operazioni (168 contro 139), più orientate ora però alle aziende medio-piccole (in un caso su due in imprese fino a due miliardi di fatturato), con investimen­ti stabili a 1,8 miliardi; e sono aumentati anche i disinvesti­menti (99 contro 68), che però passano per Piazza Affari solo in 7 casi su 100. Difficile, invece, la raccolta dei fondi di private debt: 40 milioni su un obiettivo di 2,5 miliardi. «L’Italia è diventata tra i Paesi europei il più stabile, siamo usciti dalla crisi», ha detto Cipolletta. «Abbiamo marchi attrattivi come Ferrari, che si quoterà anche qui. Ma serve uno sforzo per fare andare

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I sarti Isaia aprono ai fondi

( d.pol.) Un «family buyout» per rafforzare l’azienda e gettare le basi di una nuova fase di crescita sotto le insegne del marchio Isaia e Isaia, simbolo da quasi cento anni del Made in Italy nell’abbigliame­nto sartoriale maschile di altissima qualità. Al progetto lavora in prima linea Gianluca Isaia, terza generazion­e della casa fondata a Napoli da Enrico Isaia, oggi piccola multinazio­nale che esporta il 96% dei ricavi pari a circa 50 milioni. Entro ottobre sono attese le offerte vincolanti dagli investitor­i istituzion­ali. Molti i private equity sul dossier, con Clessidra che al momento appare favorita. L’operazione, condotta con i consulenti milanesi di Be partner, non si configura come una cessione, ma come l’opportunit­à di soddisfare la volontà di disimpegno di alcuni dei numerosi membri, non operativi, della dinastia di sarti e al contempo aprire a un partner che deve sostenere gli ambiziosi piani di crescita. Cardine è il ruolo di Gianluca Isaia (17%) che guida la società con la sorella Alessandra e i cugini Massimilia­no ed Enrico. Obiettivo è crescere fino a 63 milioni di ricavi in un biennio, grazie al traino degli Usa che valgono il 60% delle vendite del marchio, che produce tra Campania, Toscana e Piemonte.

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A Cariparma il Green Globe banking award

Il gruppo Cariparma-Credit Agricole ha vinto per il secondo anno consecutiv­o il premio Green Globe banking award con il progetto «Orizzonte Agroalimen­tare», un servizio dedicato alle filiere alimentari con specialist­i in materia di export, internazio­nalizzazio­ne e nuovi mercati.

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