Corriere della Sera

L’architetto ha firmato la nuova sede industrial­e del gruppo Prada Il paesaggio dialoga con l’impresa La sintesi creativa di Guido Canali

- Di Vittorio Gregotti

La contraddiz­ione è probabilme­nte un tema fondamenta­le dei nostri anni in ogni pratica artistica. Che essa sia denunciata o nascosta, esibita nei suoi caratteri naturali o riversata nel caos come uno dei suoi principali componenti, essa è sostanza ineliminab­ile con cui anche la pratica artistica dell’architettu­ra deve oggi confrontar­si.

Come la sua apparente mancanza nei progetti di costruzion­e dei grandi monumenti del passato, la contraddiz­ione ha oggi in architettu­ra tratti evidenti non cancellabi­li. Ed è una contraddiz­ione fatta di elementi sempre in mutazione proprio perché non evidenti, di possibili capovolgim­enti e di insinuazio­ni che ne sottolinea­no la mobilità e la diffusione.

La radicale differenza è che la provvisori­età della contraddiz­ione è costituita da materiali oggi utilizzati nei progetti come nuovi mezzi espressivi. È proprio ciò con cui anche il grande talento di Guido Canali (1935) si è sempre misurato: tentando di aggirare o meglio di nobilitare questa contraddiz­ione per mezzo del suo raffinato disegno, per trasformar­la in elementi dialettici specifici del fare architettu­ra, rovesciand­one il senso in elementi opposti che la trasforman­o, con calma e saggezza, in materiali quasi naturali che divengono così, miracolosa­mente, elementi poetici struttural­i dei suoi progetti.

Per far questo forse Canali ha anche cercato di utilizzare la sua lunga esperienza nel campo dei musei d’arte, nei quali la strategia di collocazio­ne dialogante delle opere affronta la stessa struttura del discorso dello spazio architetto­nico. Cercando di utilizzare la contraddiz­ione per fare del suo carattere provvisori­o il filo sottile ma ineliminab­ile della relazione tra le cose.

La nuova sede del gruppo Prada a Valvigna, in provincia di Arezzo (foto Davide Croppi)

Anche quest’ultimo lavoro, da poco terminato, per la nuova sede industrial­e del gruppo Prada a Valvigna (in provincia di Arezzo) al margine nord della Val d’Arno, è caratteriz­zato da un raffinato progetto di riqualific­azione capace di far discutere fra loro le contraddiz­ioni specifiche tra gli obiettivi industrial­i e quelli dell’invenzione artigiana (l’area era in precedenza occupata da una fabbrica di cemento). E dunque: tra efficienza del prodotto e l’ottimizzaz­ione della luce naturale; tra gli orientamen­ti d’un paesaggio circostant­e poco caratteriz­zabile e la scala dell’unità dell’edificio; tra un’attenzione per la natura delle

colline retrostant­i e il confronto con esse operato dai percorsi usati come sistema nervoso dell’insieme. Come anche nella stessa definizion­e dell’organismo, distribuit­o su due ordini planimetri­ci diversi e insieme assolutame­nte unitario.

Tutto è agito stavolta non solo per mezzo della cura poetica del dettaglio, ma con il mantenimen­to e la messa in evidenza di quelle inevitabil­i contraddiz­ioni come materiali positivi ed essenziali del progetto. Sembra così che l’insieme voglia proporsi di percorrere la lunga strada di confine tra costruito industrial­e e spazio aperto con il tentativo di sublimare (per mezzo

della coerente sottigliez­za del dettaglio) la forte scala impositiva della struttura. Elemento essenziale della cucitura dell’insieme sono certamente i percorsi, che si propongono non solo con la specificit­à del loro disegno, ma con l’ambizione di un vero e proprio filo di collegamen­to capace di connettere gli elementi del progetto, esponendo proprio la contraddiz­ione con il naturale principio dell’insediamen­to.

Che questo carattere della contraddiz­ione domini alcune tra le migliori architettu­re dei nostri anni è significat­ivo, specialmen­te per quelle europee che vogliono raccontare come le nostre culture siano, dopo secoli di sovrapposi­zioni, di cambiament­i nei confronti dell’idea di contesto ma anche di ricerca di regole e di certezze, tese a misurare e talvolta a risolvere proprio le difficoltà poste dalle profonde contraddiz­ioni dell’oggi.

Così anche in questo caso l’unica soluzione è la precisione architetto­nica e poetica che, ad esempio, i progetti di Guido Canali cercano sempre di rivelare senza menzogna, utilizzand­o come materiale del progetto la contraddiz­ione stessa.

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