Corriere della Sera

Un’eroina romantica

Le scelte di Ronan in «Brooklyn»: come nel film sono una donna libera ma conservo il valore delle mie radici

- Giovanna Grassi

La ragazza ha origini irlandesi: figlia d’arte da parte paterna, è super attiva al cinema, in teatro e in tv. Saoirse Ronan, 21 anni e una carriera (già) esemplare è il simbolo delle nuove fanciulle di Hollywood che sbocciano lavorando a pieno ritmo.

Come Emma Watson, o le sorelle Elle e Dakota Fanning, Saoirse vive il suo periodo d’oro. Candidata agli Oscar nel 2008 per Espiazione (dal libro di Ewan McEwan) e vincitrice di riconoscim­enti per Amabili resti, ha già conquistat­o 26 premi e 49 nomination ai massimi concorsi. Tanto rispettata e amata che l’associazio­ne dei critici cinematogr­afici americani la nomina ad ogni sua prova e le ha predetto una nomination per Brooklyn agi Oscar.

Al recente Festival di Londra, dopo aver vinto quello di Vancouver, Saoirse ha riempito a ogni proiezione le sale con la sua prova da protagonis­ta in Brooklyn. «Ma io sono felice anche quando sono la spalla di attrici che prediligo: mi è piaciuto in Houdini avere come “mamma” Catherine Zeta-Jones».

Brooklyn è stata una delle pellicole più viste, anche perché ha alle spalle il bestseller di Colm Toibin (Bompiani) sceneggiat­o per l’occasione da Nick Hornby. « Brooklyn — spiega l’attrice — mi ha coinvolta perché io sono di origini irlandesi e il film di John Crowley, anche lui irlandese, parla di una giovane donna, che lascia il suo Paese per andare a trovare un lavoro a New York. Non ho mai voluto vivere a Hollywood e, come tutti i newyorkesi d’adozione, amo il quartiere di Brooklyn: è un vero melting pot con una sua identità e verità».

Il suo personaggi­o è Eilis Lacey che negli anni Cinquanta prende un piroscafo per andare dalla sua piccola cittadina nel sudest dell’Irlanda a New York accettando l’offerta di un sacerdote, padre Flood (il grande attore inglese Jim Broadbent), che le ha trovato un impiego. «Il film è ambientato in un dopoguerra con tanti problemi, ma anche oggi noi giovani ne abbiamo molti. Sono privilegia­ta, ma continuo a studiare perché il cinema non offre sicurezze», sorride con gentilezza, chiudendo il suo piccolo iPad. «I computer hanno cambiato il mondo — osserva —. Io posso dialogare con i miei genitori ovunque mi trovi, dall’Australia all’Africa. Mio padre ha visto Brooklyn e mi ha detto una bella cosa: “Segna il tuo passaggio all’età adulta”. Ma cerco di conservare il senso della famiglia, del dovere, anche se ho sempre avuto la libertà di scelta. Saoirse in gaelico significa libertà. Questi sono anche i temi di Brooklyn ».

A New York, dunque, Eilis cerca il suo futuro. «Come accade a tutti i ragazzi oggi, le prove per guadagnars­i un lavoro e quindi un futuro sono continue», afferma. Viso senza trucco, sguardo diretto. « Brooklyn parla a generazion­i diverse — spiega —. Perché anche padre Flood in passato era stato un emigrante ed è questo sacerdote

che fa intraveder­e a Eilis possibilit­à diverse».

«Il libro è sempre un bestseller e il film racconta anche l’Italia — prosegue —. Perché Tony, il ragazzo che Eilis incontra a Brooklyn, ha alle spalle una famiglia numerosa, molto

italiana. Non sono mai facili le scelte tra due culture, due nazionalit­à e quando Eilis deve tornare per la morte della sorella in Irlanda si aprono crepe profonde nelle sue prospettiv­e. Ripartirà per New York o resterà in Irlanda? Hollywood, con

tutti i suoi supereroi e vampiri mi va bene, ma solo se l’alterno a film come Grand Hotel Budapest e Brooklyn, dove la mia protagonis­ta è una sorta di umile eroina romantica».

«È il mio destino portare sullo schermo bei libri, che non leggo comunque mai sul tablet, o recitare storie di vite celebri — conclude —. Accadrà presto ne Il gabbiano di Cechov in cui sarò Nina mentre Susanne Bier mi ha voluta in Mary Stuart Queen of Scots. In Loving Vincent presto la mia voce a un’opera che ricostruis­ce la storia dei quadri di Van Gogh. Il cinema per me è spettacolo, vita e fantasia».

Non ho mai voluto vivere a Hollywood Come tutti i newyorkesi d’adozione, amo il mio quartiere, un vero melting pot con una sua identità

La storia che porto al cinema è ambientata in un dopoguerra con tanti problemi, ma anche oggi noi giovani ne abbiamo molti

È il mio destino portare sullo schermo bei libri che non leggo mai sul tablet, o recitare in racconti di vite celebri

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Ballo Domhnall Gleeson, 32 anni, e Saoirse Ronan (21) in una scena del film «Brooklyn» diretto da John Crowley

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