La Dybala band suona male
Lo juventino non è ancora protagonista, come Kondogbia e Romagnoli: insieme fanno 100 milioni Zamparini: «Vada via». Del Piero: «Va fatto giocare». Allegri: « Deve cambiare e crescere»
Sono molto giovani, sono molto forti, non sono ancora sbocciati. Ma qual è il problema principale? Ovviamente è il prezzo, che diventa il metro di tutte le cose: bonus compresi, tra Paulo Dybala (40), Geoffrey Kondogbia (36) e Alessio Romagnoli (25) si sfonda quota 100 milioni. Le aspettative di conseguenza sono decisamente alte, le risposte arrivate fin qui non ancora all’altezza. Il centrocampista francese dell’Inter e il centrale difensivo del Milan stanno giocando con regolarità: al di sotto dello standard previsto, all’interno di un percorso di crescita che però, anche se lento, sembra naturale. Dybala, dopo 9’ contro il Borussia, invece è diventato un caso.
Maurizio Zamparini, che aveva investito 12 milioni sul ragazzino del Cordoba nella B argentina sa bene che anche a Palermo, il giovanissimo Paulo soffriva l’etichetta con il prezzo in bella vista e ci ha messo tre anni per diventare quel che è diventato. Eppure anche ieri il presidente dei siciliani ha attaccato Max Allegri: «Quando uno è il calcio, come Messi, va lasciato libero, non imbrigliato nei suoi schemi: Allegri alleni Mandzukic e gli altri, Dybala così lo rovina — ha detto Zamparini a Radio Sportiva —. Ho scritto a Paulo dicendogli di chiedere alla Juve di mandarlo da un’altra parte».
Ad aumentare il carico ci ha pensato Alessandro Del Piero, anche se Dybala probabilmente tornerà titolare già domenica contro l’Atalanta: «Non c’è dubbio, va fatto giocare — ha detto l’ex capitano —. Se la Juve ha avuto la convinzione di puntare su Paulo, investendo 40 milioni, deve dargli fiducia. È il campo che fa crescere i giocatori. Allegri ha ragione a dire “diamogli tempo”, ma Dybala dev’essere schierato».
Tutto chiaro? Nemmeno un po’. Perché se Allegri fa certe scelte (condivise dalla società) avrà le sue ragioni e vedrà in allenamento cose che nessun altro può vedere. Ma la questione non finisce qui, anzi è appena cominciata. Perché Dybala, sul cui talento nessuno discute, rischia di diventare un equivoco tattico: «Ha grandissima qualità ed è giovane — ha ribadito Allegri — ma deve crescere perché diventerà un campione giocando diversamente dal ruolo di prima punta in cui è stato impiegato lo scorso anno». In precedenza l’allenatore della Juventus aveva avvertito che Dybala non è nemmeno un trequartista. Quindi, per esclusione, resta il ruolo di seconda punta. Di sicuro, una squadra che ha perso i 51 gol del trio Tevez-Pirlo-Vidal non può prescindere dalla capacità di Dybala, quattro gol fin qui, di vedere la porta, di saltare l’uomo e di dare fantasia. Tutte caratteristiche che sono mancate alla Juve «piatta» delle ultime due partite, terminate senza gol.
A differenza dell’argentino, che conosce la serie A ma è alle prime esperienze ad alto livello, Kondogbia si è già messo in mostra in Champions League e in un campionato molto fisico col Monaco, in cui ragionava davanti alla difesa nel 4-2-3-1 di Jardim. Mancini per ora lo impiega come mezzala sinistra nel 4-3-3 e il ragazzo ci mette sempre un po’ a carburare: «Mi ricorda Vieira. Diventerà uno dei migliori cinque centrocampisti d’Europa» ripete il tecnico interista.
Ma siamo sempre lì, coniugati al futuro. Che nel calcio spesso non va oltre l’orizzonte della partita successiva. Un limite, ma anche un vantaggio: basta un attimo per cancellare le critiche, i dubbi e le incomprensioni. Soprattutto per un attaccante come Dybala, ma anche per il centrale del futuro (naturalmente) Alessio Romagnoli: Mihajlovic lo ha voluto a caro prezzo dalla Roma dopo averlo allenato alla Samp. Per ora il rendimento del ragazzo risente soprattutto dell’assenza di un compagno di reparto che gli dia una mano. Perché magari il punto è proprio questo: non si può chiedere a questi giovani fenomeni di essere anche dei leader, di squadre nel pieno della ricostruzione. I mattoni giusti però sì, quelli devono cominciare a portarli.
Attesi Sono giovani molto cari ma non sono ancora sbocciati