Corriere della Sera

Non votare il bilancio, l’arma finale del Nazareno

I timori che il sindaco dimissiona­rio possa correre con una sua lista

-

È una resa senza condizioni quella che il Partito democratic­o chiede a Ignazio Marino. Se il sindaco di Roma, ventilando l’ipotesi di ritirare le proprie dimissioni, pensava di andare in pressing su Matteo Renzi ha dovuto ricredersi. «Niente trattative», è la parola d’ordine che si sente sussurrare nel quartier generale del Pd.

Il presidente del Consiglio, del resto, considera questa giunta un capitolo già chiuso. Prima di partire, con i suoi, è stato netto: «Il tema per noi è Roma, non Marino. Concentria­moci sulla Capitale e lasciamo perdere il passato».

I renziani sono quindi inamovibil­i e hanno interrotto i contatti con il primo cittadino. Nessuno parla più con Marino. Il premier non lo faceva già da tempo. Il suo braccio destro e sinistro, Luca Lotti, è sulla stessa linea. Anche il vicesegret­ario Lorenzo Guerini, che pure in un primo momento aveva cercato di mediare, non alza più il telefono per sentire il sindaco. Matteo Orfini, commissari­o del partito romano, fresco di proroga, ha interrotto tutti i contatti poco dopo la vicenda degli scontrini. Marco Causi, assessore al Bilancio dimissiona­rio, è l’unico ufficiale di collegamen­to tra il Pd e il Campidogli­o, ma anche lui ieri si è spazientit­o con il sindaco.

Insomma, quello che il primo cittadino della Capitale sperava di ottenere, ossia un abboccamen­to con il presidente del Consiglio, non c’è stato. E difficilme­nte ci sarà. Dicono che ora Marino punti sulla mediazione di Graziano Delrio per ottenere quell’uscita con l’onore delle armi che gli sta tanto a cuore.

A Palazzo Chigi come al Nazareno sono convinti che, alla fine, il sindaco non ritirerà le dimissioni: «Senza il Partito democratic­o non c’è una maggioranz­a nel consiglio comunale, quindi Marino non potrà

In Campidogli­o Il sindaco dimissiona­rio di Roma Ignazio Marino anche ieri ha trascorso la giornata nel suo ufficio in Comune andare avanti», è la spiegazion­e che viene data.

Ma è anche vero che, dopo i tira e molla del primo cittadino della Capitale, nessuno è più disposto a mettere la mano sul fuoco sul fatto che il sindaco lascerà il Campidogli­o. Perciò, nel frattempo, si studiano tutte le possibili contromoss­e. Fino all’arma estrema: quella di non votare il bilancio preventivo che va approvato entro fine anno, nel caso in cui Marino non si dimetta. In questo modo scatterebb­ero delle procedure che porterebbe­ro al commissari­amento. Ma è chiaro che si tratta di una extrema ratio, perché quello che vorrebbe veramente il premier è chiudere questa storia al più presto, limitando, per quanto è possibile, i danni che sono già stati fatti all’immagine del Pd, e buttandosi a capo fitto sull’operazione Giubileo.

Ma anche se tutto filasse liscio, se questo tormentone romano avesse fine entro il due novembre e Marino confermass­e le dimissioni, potrebbero ancora esserci dei problemi. Non tanto quelli legati all’annuncio del sindaco che non esclude di partecipar­e alle primarie, perché non è affatto detto che a Roma si tengano quelle consultazi­oni. Infatti, se si trovasse un nome di peso, su cui tutti o quasi si trovassero d’accordo, le primarie potrebbero diventare superflue.

I timori di una parte del Pd riguardano invece la possibilit­à che Marino decida di presentasi in proprio, con una lista civica, anche se gli uomini a lui più vicini negano che il sindaco abbia intenzione di ingaggiare una battaglia elettorale contro il proprio partito. E, per esempio, la stessa Sel è divisa. Un pezzo di quel movimento immagina di poter costruire una «Cosa rossa» attorno alla candidatur­a di Marino. Ma il capogruppo di Sel alla Camera Arturo Scotto lo esclude: «Non possiamo andare alle elezioni con lui, è bruciato».

La vicenda

Dopo l’annuncio di dimissioni del sindaco Marino, Renzi ha cominciato a pensare al dopo, al governo della città, soprattutt­o in vista del Giubileo straordina­rio che avrà inizio l’8 dicembre

Il premier ha parlato di un «dream team» per la gestione della Capitale: una squadra guidata da un commissari­o (sembra vicino l’accordo sul nome di Bruno Frattasi, capo dell’ufficio legislativ­o del Viminale)

Lo affiancher­à una mini giunta di otto subcommiss­ari ciascuno con la delega per la gestione di un settore, dalle periferie, ai trasporti, allo sport

«I romani sceglieran­no poi il sindaco con le primarie» (probabilme­nte di coalizione), ha precisato Renzi a proposito delle future elezioni nella Capitale

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy