Corriere della Sera

Sanità, tagli per 15 miliardi in tre anni

L’ipotesi del rincaro dei ticket. La Corte dei conti lancia l’allarme per i bilanci delle Regioni Il rialzo dell’Iva al 13 e 25 per cento è solo rinviato di dodici mesi, non ancora cancellato

- Mario Sensini

Per il 2016 tutto sommato è andata bene. Invece di 113,1 miliardi il Fondo Sanitario nazionale ne riceverà 111, uno in più di quest’anno. Per il futuro, però, il conto che la sanità sarà chiamata a pagare rischia di essere molto, molto più salato. Sulla carta, scritto nell’ultima bozza della legge di Stabilità, ci sono tagli di spesa che potrebbero arrivare a 15 miliardi di euro tra il 2017 e il 2019.

La manovra, trasmessa ieri al Quirinale per la firma e attesa al Senato lunedì, prevede infatti un contributo a carico delle Regioni di 3,9 miliardi nel 2017 e di 5,4 miliardi nel 2018 e 2019. In tutto sono 14,7 miliardi di euro da recuperare con lo stesso meccanismo con i quali sono stati operati gli ultimi tagli al Fondo sanitario: intesa tra le Regioni, o intervento d’imperio dell’esecutivo. Con quei tagli il Fondo sanitario rimarrebbe congelato a 111 miliardi di euro per tutto il prossimo triennio. In termini reali sarebbe una riduzione netta rilevante. E stare dentro quel tetto sarà molto più difficile per le Regioni, considerat­o che già oggi otto di loro non riescono a rispettarl­o e sono costrette ad alzare addizional­i e ticket (saliti del 26% dal 2008) per compensare.

Per i governator­i, poi, c’è il problema dei disavanzi che

stanno emergendo dopo la sentenza della Consulta di luglio sulla contabiliz­zazione delle anticipazi­oni dello Stato. Usate in modo distorto, hanno creato un buco di bilancio di 6 miliardi in Piemonte, ma il fenomeno, dice la Corte dei conti,

è molto più ampio e riguarda altre Regioni. Dal governo, con la legge di Stabilità, si attendeva una soluzione che sterilizza­sse gli effetti della sentenza, potenzialm­ente devastanti per i conti regionali, ma che dalle ultime bozze è scomparsa, e

che dovrebbe essere ora delegata ad un decreto apposito.

La manovra sull’Iva, intanto, è stata definita. E sostanzial­mente è un rinvio degli aumenti, non una loro eliminazio­ne. L’aliquota Iva del 10% salirà al 13% nel 2017, invece che crescere

al 12% nel 2016 e di un altro punto l’anno successivo. Così l’aliquota del 22%, che passerebbe al 24% nel 2017 e al 25% l’anno dopo, invece che aumentare di un punto l’anno prossimo, di due nel 2017 e ancora di uno 0,5%, per finire al 25,5% nel 2018. Solo quel mezzo punto è definitiva­mente risparmiat­o.

Nello stesso tempo, però, vengono definitiva­mente cancellati 6,2 miliardi di tagli alle agevolazio­ni fiscali, che entravano a regime nel 2017, mentre l’aumento delle accise nel 2018 si riduce da 700 a 350 milioni.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy