«Risultati concreti Ha fallito chi voleva danneggiare il Papa»
Monsignor Enrico Solmi, vescovo di Parma e, fino all’estate scorsa, presidente della commissione episcopale della Cei per la famiglia e la vita. Che idea di famiglia emerge dal Sinodo? «Una famiglia reale, che ha avuto verso la Chiesa molte attese, e chiede di essere ascoltata, non giudicata, e sostenuta. Si è parlato nel Sinodo di famiglia “tradizionale” ma con un valore semantico nuovo. Non solo la famiglia occidentale, ma anche quella africana, con il tema del matrimonio a tappe. Le famiglie perseguitate nel Medio Oriente, o quelle orientali che vogliono vedere nel cristianesimo una tensione morale alta. La Chiesa si è messa in un atteggiamento di ascolto non giudicante verso la concretezza della vita quotidiana, dei suoi problemi». Molti in Italia sostengono che la Chiesa difende un modello sorpassato, quasi irreale di famiglia. «Ritengo di no. Ho alle spalle 15 anni di vita pastorale dedicata a quel tema e per 10 anni
ho diretto un consultorio familiare a Modena. Ho visto situazioni problematiche in cui la realtà supera la fantasia, e il grande desiderio di famiglia e di figli di molti giovani. Incontro famiglie desiderose di vita normale. E che chiedono un contesto sociale che le aiuti». Pensa che le politiche familiari italiane siano insufficienti? «La domanda è: come mai nel nostro Paese non riesce a decollare una politica familiare appena sufficiente ad aiutare le famiglie nel tirare avanti? Perché non si presta attenzione al bisogno di fecondità di tanti giovani? Siamo in pieno regresso demografico, un fenomeno che ci porterà assai poco lontano. I modelli di politiche familiari non mancano. Forse è vero che la Chiesa talvolta è distratta da un modello ideale di famiglia. Ma il suo vivere quotidianamente con la gente la riporta alla realtà. E pensiamo che ciò che la Chiesa propone sulla famiglia è nelle attese della stragrande maggioranza degli italiani». In quanto alle unioni omosessuali? «Ho incontrato e incontro tante persone con tendenze omosessuali che desiderano vivere insieme. Occorre grande rispetto e la loro richiesta di diritti va ascoltata perché riguarda la dignità della persona, magari modificando adeguatamente il codice civile. Ma non è un matrimonio. È un’altra cosa». La possibilità di dare la comunione ai divorziati è passata per un solo voto… «È diverso. C’ è la possibilità di un percorso di discernimento caso per caso. Il quorum dei due terzi è significativo, frutto di un confronto aperto e trasparente. Tutto ciò mette il Santo Padre nella condizione di avere una visione realistica del parere dei padri sinodali in vista dell’esortazione pastorale che ci attendiamo da lui». Quanto ha pesato nel Sinodo la notizia della falsa malattia del Papa? «Assolutamente nulla, come altre recenti eclatanti notizie. Il clima è stato sereno. Se l’intenzione era perturbarlo, quella maldestra operazione non ha funzionato».