Corriere della Sera

Il pop mio barocco

La diva della lirica martedì in concerto alla Scala. «Sottovalut­ati i capolavori del Seicento» Cecilia Bartoli: «La musica non ha confini Sì alle contaminaz­ioni, adoro Bocelli e Sting»

- Giuseppina Manin

«Che dire? Si vede che a qualcuno piace pop». Cecilia Bartoli spiega così il successo delle sue incisioni, 10 milioni tra cd e dvd sotto il segno del barocco.

Finire in hit parade con Vivaldi, Porpora, Haendel, non è impresa da tutti.

«Solo perché di loro si trasmette un’immagine distorta. Quegli autori sono stati le rock star dei loro tempi. La musica di Vivaldi, quasi dimenticat­a in Italia, era il pop del Settecento. Impetuosa, violenta, trascinant­e. Perfetta per portare le folle a teatro. Perché non provarci oggi?»

Forse perché oggi i Vivaldi sono altri.

«Non mi pare di vederne in giro molti. Il grande pop non c’è più. Gli ultimi sono stati Michael Jackson, Madonna. E anche il rock… Dopo i Rolling Stones e i Pink Floyd chi altri? Quasi tutti spariti in fretta. Mancano i talenti, manca il carisma. Quando fai sentire ai giovani un’aria di Vivaldi o di Mozart, restano stupefatti, storditi da tanta energia, tanta passione. Il Seicento, il Settecento sono stati secoli straordina­ri per la musica. Da noi soppiantat­i dal melodramma romantico prima e poi dal verismo».

Per avere un saggio di quel pop barocco che in Cecilia trova la sua interprete ideale, l’occasione è martedì sera alla Scala. A chiudere il Festival delle orchestre internazio­nali per Expo, i Barocchist­i diretti da Diego Fasolis, con Bartoli alle prese con arie di Vivaldi, Rampach, Galuppi, Araia, Hasse. Titolo: «Da Venezia a San Pietroburg­o».

«Le avevo cercate nei conservato­ri italiani, negli archivi di Napoli e Venezia, là dove avrebbero dovuto essere. Le ho trovate nella biblioteca del teatro Marinskij, di cui mi ha aperto le porte il maestro Gergiev. È stato come entrare nello scrigno delle meraviglie. Nel Settecento il made in Italy musicale era in voga alla corte degli zar. Il primo a essere invitato è stato Nicola Porpora. Ma rifiutò perché il viaggio era interminab­ile. La prima volta che andai a San Pietroburg­o lo feci via mare, da Lubecca. Tre giorni su un rompighiac­cio. Figurarsi cosa poteva essere allora via terra».

Altri però non hanno avuto paura.

«A corte sono arrivati Manfredini e Galuppi, Sarti e Cimarosa. A sostenerli, tre zarine: Anna, Elisabetta, Caterina. Tre donne innamorate di quella musica spettacola­re, paragonabi­le all’eleganza fastosa inventata dagli architetti italiani per i palazzi imperiali russi».

Un patrimonio che lei ha contributo a far riscoprire.

«Sono solo all’inizio. Il materiale è immenso, ma noi insistiamo a ignorarlo. Il mio sogno sarebbe vedere rinascere a Napoli i quattro conservato­ri, come all’epoca di Porpora. Ma in Italia per la grande musica c’è sempre meno spazio. Che sia nata qui non conta. Quei repertori magnifici da noi restano confinati in nicchie per esperti».

Alla Scala Chailly e Pereira si sono impegnati a dar spazio al barocco.

«Con Chailly ho cantato in due Rossini, Cenerentol­a e Il turco in Italia. E Pereira mi ha proposto un’opera di Haendel. Ma io penso a un italiano, magari Porpora».

L’ultima volta alla Scala, nel 2012, è stata accolta con applausi e fischi.

«Adoro la tempesta, è un must del barocco. E poi i grandi della lirica sono sempre stati oggetto di contrasti alla Scala. Far parte di quell’élite è un onore».

Tra le tragiche eroine barocche e le leggiadre mozartiane, chi le somiglia di più?

«Mi sento molto Despina, la furba cameriera di Così fan tutte. Mi piacciono i ruoli comici e le donne che la sanno lunga».

Ma visto che il barocco è pop, lei farebbe crossover?

«Lo faccio già, ma all’inverso. Invito il pubblico ad attraversa­re il ponte dalla mia parte, a scoprire la mia musica».

Con Bocelli ha inciso un disco, diretto da Chung.

«Andrea ha un grande amore per la lirica. Ci fosse un progetto adatto per noi due non esiterei».

Chi altri le piace oltre la classica?

« Adoro Sting. E in Italia Giorgia e Laura Pausini».

Dal 2012 dirige il Festival di Pentecoste a Salisburgo.

«Per l’anno prossimo uscirò dai confini barocchi e debutterò nel musical, West Side Story, direttore Dudamel. Io sarò Maria, Norman Reinhard, Tony. E poi ho invitato Chailly. Avrei in mente un progetto…».

Quando i giovani ascoltano un’aria di Vivaldi o di Mozart restano stupefatti, storditi da tanta energia

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy