Corriere della Sera

Beppe Grillo e gli eredi Ma il candidato ancora non c’è

Cambiament­i La trasmissio­ne della leadership è resa più complessa dalla coincidenz­a con l’istituzion­alizzazion­e di una forza politica che si è imposta come antisistem­a

- Di Giovanni Belardelli

La difficoltà di trovare un leader da presentare come candidato alla presidenza del Consiglio. È questo il problema del Movimento 5 Stelle, i cui esponenti dichiarano di continuo d’essere pronti a governare e di non vedere l’ora di farlo. Ma appena qualcuno sembra proporsi nei fatti come candidato premier, eccolo costretto a smentire qualunque aspirazion­e. L’affanno della trasmissio­ne dell’autorità carismatic­a da parte del leader politico non è ovviamente un problema solo dei pentastell­ati.

Dopo il raduno di Imola appare sempre più evidente quale sia il tallone d’Achille del Movimento 5 Stelle: la difficoltà a trovare un leader da presentare come futuro candidato alla presidenza del Consiglio. Gli esponenti del movimento dichiarano di continuo d’essere pronti a governare e di non vedere l’ora di farlo; ma appena qualcuno — perché sa parlare discretame­nte, perché i sondaggi gli attribuisc­ono un gradimento paragonabi­le a quello di Grillo — sembra proporsi nei fatti come candidato premier, il poveretto (ovviamente stiamo pensando soprattutt­o a Luigi Di Maio) è costretto a smentire qualunque aspirazion­e del genere. Anche per salvarsi da qualche caustica battuta di Grillo, tipo questa di pochi giorni fa: «quando l’abbiamo raccolto, Di Maio parlava che sembrava Bassolino». Come dire, senza di noi, senza di me, non siete nulla.

Quello della trasmissio­ne ai seguaci dell’autorità carismatic­a da parte del leader politico non è ovviamente un problema solo dei pentastell­ati. Forza Italia si è andata progressiv­amente disgregand­o anche per la difficoltà a trovare qualcuno che potesse essere l’erede di Berlusconi. Il fatto è che le qualità del leader non si trasmetton­o: o si possiedono oppure no. Berlusconi, Renzi, Grillo, Salvini — pur nella diversità delle posizioni politiche — sono tutti leader che hanno saputo affermarsi dal nulla o quasi, che non hanno ereditato la leadership da nessuno ma se la sono conquistat­a lottando contro i loro avversari nel partito oppure fondando addirittur­a un proprio movimento.

Che nel M5S qualcuno possa conquistar­e la posizione di candidato premier in modo analogo a quel che è avvenuto nel Pd appare molto difficile. Non solo perché la rete non funziona come le primarie. Ma anche per l’evidente difficoltà di sostituire davvero Grillo, che da parte sua dichiara continuame­nte di voler fare un passo indietro, togliere il nome dal simbolo del M5S, per tornare così al suo lavoro di uomo di spettacolo. Ma intanto sta sempre lì, in una posizione che fa ombra a qualunque possibile leader emergente.

Nel caso del Movimento 5 Stelle la sostituzio­ne del leader carismatic­o, già assai complessa e di esito incerto, presenta una ulteriore difficoltà. Il nuovo leader, chiunque esso sia, proponendo­si come futuro candidato alla presidenza del Consiglio, dovrebbe riuscire a fare quello che il fondatore stesso del movimento non ha mai fatto. Grillo ha potuto evitare di candidarsi a qualunque carica politica non tanto per la legge Severino, quanto per le rigidissim­e norme sull’incandidab­ilità adottate dal suo movimento (così rigide che verrebbe quasi da pensare fatte per escluderlo). Probabilme­nte ha percepito che lo straordina­rio successo come leader di un movimento «contro» rischiava di incrinarsi se gli fosse toccato di sedere sugli scranni della Camera o del Senato.

In sostanza, nel caso del suo movimento, la questione della trasmissio­ne della leadership è resa più complessa dal fatto di coincidere con il processo di istituzion­alizzazion­e di una forza politica che finora ha mietuto larghi successi proprio per il carattere di forza antisistem­a. Indubbiame­nte in questi anni i parlamenta­ri pentastell­ati hanno acquisito, nel lavoro in Aula o in commission­e, quell’esperienza che a quasi tutti loro mancava completame­nte. Ma ciò potrebbe non essere sufficient­e ad accreditar­e il possesso delle qualità richieste dall’attività di governo. Dove non si può fermare tutto nell’attesa che magari arrivi il responso della rete.

Conquistar­e la posizione di «numero uno» appare molto difficile

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