Follia di Valentino Mondiale a rischio
Valentino stende Marquez e viene penalizzato A Valencia partirà ultimo Ora il Mondiale è a rischio
Succede di tutto in Malesia Vince Pedrosa ma gode Lorenzo che rimonta
Che storia squallida è questa, erano i nostri eroi e ora guarda come sono diventati piccoli. In un triste pomeriggio malese gli odi sopiti di una vita sono esplosi tutti insieme in un secondo, e ciò che è accaduto non sembra nemmeno vero, tocca continuare a raccontarselo per crederci.
Valentino Rossi e Marc Marquez si sono sfidati, braccati, sportellati senza freni e senza vergogna, brutti, nudi e accecati come due primitivi. Hanno cominciato al 5° dei 20 giri, affrontandolo come fosse l’ultimo. Clava e motoretta, rabbia e furore. Si è intuito subito che non era sport ma regolamento di conti: sorpassi estremi, ripicche e pure un vaffa plateale di Vale a Marc fino al 7° giro quando, all’ennesimo tackle, lo spagnolo è andato al tappeto. Marc non sarebbe più rientrato, Pedrosa sarebbe volato verso l’ennesima vittoria che nessuno canterà e Lorenzo avrebbe guadagnato il 2° posto che vale altri 4 punti erosi a Rossi, 3°. Ma la gara, subito dopo il fatto, non interessava già più perché tutti erano occupati a domandarsi due cose. Una: c’è stato quel calcio? Due: perché tutto questo?
La direzione di corsa (Mike Webb, Franco Uncini e Javier Alonso), ascoltati i piloti, ha concluso che Rossi non ha dato il calcio ma, Webb dixit, «ha tenuto una condotta irresponsabile causando pericolo a un altro pilota». Webb ha ammesso che «Marquez ha rallentato deliberatamente Rossi, però non ha compiuto manovre scorrette e non è sanzionabile». Antisportivo pure lui, insomma, ma meno... Distinzione sottile e non proprio chiara. E intervenire durante la corsa, per esempio con un ride-through, così da evitare provvedimenti per Valencia? «No, volevamo prima parlare con i piloti». Così sono arrivati i 3 punti di penalità sulla licenza di Rossi. Avendone già preso uno a Misano, Vale ha raggiunto quota 4, che fa scattare l’obbligo di partire ultimo nel Gp successivo (a 6 si parte dal box). Una sentenza di morte sportiva cui la Yamaha ha vanamente opposto ricorso.
Ma, ecco poi il vero punto, perché tutto questo? Ovvero: c’era bisogno di un simile circo? Razionalmente parlando, no, si capisce. Ma le vicende d’Australia e il «j’accuse» di Rossi giovedì hanno di fatto smascherato la finzione di un’amicizia che da tempo suonava falsa come una banconota da 2 euro. L’aria a Sepang era già elettrica da giorni, insomma, e anche per questo molti accusano la direzione corsa di aver mancato un’azione preventiva. Ma, realisticamente, che cosa avrebbe potuto fare?
Marquez era ormai schiavo della sua vena chiusa. Non certo braccio armato di un complotto di spagnoli, sponsor o Cia, ma semplice ragazzino offeso dall’attacco verbale di Valentino, MM deve avere pensato: ora ti faccio vedere che cosa vuol dire davvero «correrti contro». Poi si sa: come insegna la parabola di Zidane e Materazzi, provocare fa parte dello sport — lo ha fatto mille volte anche Rossi e per questo lo abbiamo esaltato — mentre reagire con una testata o un (simil)calcio sposta la diatriba su un altro livello. Si può fare. Magari, nei fumi della rabbia, lo avremmo fatto anche noi, e anche voi. Ma poi le conseguenze vanno pagate. Se dunque è vero che Marquez ha strarotto le scatole a Rossi come il moccioso molesto che ti fa le linguacce dal finestrino, Rossi — calcio o no, ma con provocatorio sguardo di sfida — ha replicato come il guappo che al semaforo scende col cric. Pur con mille ragioni (e, rivedendo per esempio come Marquez ha dato strada a Lorenzo, Vale poteva averle eccome) il torto finale è del Nostro.
A conti fatti quella di Rossi è una sconfitta intellettuale, e questa è la cosa più stupefacente: proprio lui, il famoso re dei mind games, invece di attendere un momento più propizio si è ingarellato al primo affronto e ha sbroccato cadendo nel trappolone tiratogli da un ragazzetto col pelo sullo stomaco di uno squalo di Wall Street. Ne è uscita la figuraccia del secolo per entrambi, ma un po’ di più per Rossi, che ora deve rimettere insieme in fretta un Mondiale e la propria immagine.
A Valencia, cioè in Spagna, se Rossi ci andrà sarà pandemonio. Roba da calcio, roba da matti. E pensare che doveva essere il Mondiale dei Mondiali...