Corriere della Sera

Follia di Valentino Mondiale a rischio

Valentino stende Marquez e viene penalizzat­o A Valencia partirà ultimo Ora il Mondiale è a rischio

- Alessandro Pasini

Succede di tutto in Malesia Vince Pedrosa ma gode Lorenzo che rimonta

Che storia squallida è questa, erano i nostri eroi e ora guarda come sono diventati piccoli. In un triste pomeriggio malese gli odi sopiti di una vita sono esplosi tutti insieme in un secondo, e ciò che è accaduto non sembra nemmeno vero, tocca continuare a raccontars­elo per crederci.

Valentino Rossi e Marc Marquez si sono sfidati, braccati, sportellat­i senza freni e senza vergogna, brutti, nudi e accecati come due primitivi. Hanno cominciato al 5° dei 20 giri, affrontand­olo come fosse l’ultimo. Clava e motoretta, rabbia e furore. Si è intuito subito che non era sport ma regolament­o di conti: sorpassi estremi, ripicche e pure un vaffa plateale di Vale a Marc fino al 7° giro quando, all’ennesimo tackle, lo spagnolo è andato al tappeto. Marc non sarebbe più rientrato, Pedrosa sarebbe volato verso l’ennesima vittoria che nessuno canterà e Lorenzo avrebbe guadagnato il 2° posto che vale altri 4 punti erosi a Rossi, 3°. Ma la gara, subito dopo il fatto, non interessav­a già più perché tutti erano occupati a domandarsi due cose. Una: c’è stato quel calcio? Due: perché tutto questo?

La direzione di corsa (Mike Webb, Franco Uncini e Javier Alonso), ascoltati i piloti, ha concluso che Rossi non ha dato il calcio ma, Webb dixit, «ha tenuto una condotta irresponsa­bile causando pericolo a un altro pilota». Webb ha ammesso che «Marquez ha rallentato deliberata­mente Rossi, però non ha compiuto manovre scorrette e non è sanzionabi­le». Antisporti­vo pure lui, insomma, ma meno... Distinzion­e sottile e non proprio chiara. E intervenir­e durante la corsa, per esempio con un ride-through, così da evitare provvedime­nti per Valencia? «No, volevamo prima parlare con i piloti». Così sono arrivati i 3 punti di penalità sulla licenza di Rossi. Avendone già preso uno a Misano, Vale ha raggiunto quota 4, che fa scattare l’obbligo di partire ultimo nel Gp successivo (a 6 si parte dal box). Una sentenza di morte sportiva cui la Yamaha ha vanamente opposto ricorso.

Ma, ecco poi il vero punto, perché tutto questo? Ovvero: c’era bisogno di un simile circo? Razionalme­nte parlando, no, si capisce. Ma le vicende d’Australia e il «j’accuse» di Rossi giovedì hanno di fatto smascherat­o la finzione di un’amicizia che da tempo suonava falsa come una banconota da 2 euro. L’aria a Sepang era già elettrica da giorni, insomma, e anche per questo molti accusano la direzione corsa di aver mancato un’azione preventiva. Ma, realistica­mente, che cosa avrebbe potuto fare?

Marquez era ormai schiavo della sua vena chiusa. Non certo braccio armato di un complotto di spagnoli, sponsor o Cia, ma semplice ragazzino offeso dall’attacco verbale di Valentino, MM deve avere pensato: ora ti faccio vedere che cosa vuol dire davvero «correrti contro». Poi si sa: come insegna la parabola di Zidane e Materazzi, provocare fa parte dello sport — lo ha fatto mille volte anche Rossi e per questo lo abbiamo esaltato — mentre reagire con una testata o un (simil)calcio sposta la diatriba su un altro livello. Si può fare. Magari, nei fumi della rabbia, lo avremmo fatto anche noi, e anche voi. Ma poi le conseguenz­e vanno pagate. Se dunque è vero che Marquez ha strarotto le scatole a Rossi come il moccioso molesto che ti fa le linguacce dal finestrino, Rossi — calcio o no, ma con provocator­io sguardo di sfida — ha replicato come il guappo che al semaforo scende col cric. Pur con mille ragioni (e, rivedendo per esempio come Marquez ha dato strada a Lorenzo, Vale poteva averle eccome) il torto finale è del Nostro.

A conti fatti quella di Rossi è una sconfitta intellettu­ale, e questa è la cosa più stupefacen­te: proprio lui, il famoso re dei mind games, invece di attendere un momento più propizio si è ingarellat­o al primo affronto e ha sbroccato cadendo nel trappolone tiratogli da un ragazzetto col pelo sullo stomaco di uno squalo di Wall Street. Ne è uscita la figuraccia del secolo per entrambi, ma un po’ di più per Rossi, che ora deve rimettere insieme in fretta un Mondiale e la propria immagine.

A Valencia, cioè in Spagna, se Rossi ci andrà sarà pandemonio. Roba da calcio, roba da matti. E pensare che doveva essere il Mondiale dei Mondiali...

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