F1, terzo titolo per Hamilton
Tripletta del fuoriclasse inglese che raggiunge Senna. Il regalo di Rosberg che sbaglia tutto Lewis: «Grazie Mercedes, senza questa squadra non ce l’avrei mai fatta. Ora voglio ispirare la gente»
Tricampione in una delle corse più belle degli ultimi tempi, mettendo a posto le tessere del mosaico con bravura e fortuna perché nel giorno in cui raggiunge l’idolo Ayrton Senna, Lewis Hamilton riceve la corona mondiale da un regalo di Nico Rosberg: giro n° 49, il tedesco, riemerso da una brutta partenza e balzato in sella al Gp quasi a dimostrare che anche lui ha carisma e personalità, sbaglia e va lungo tra le curve 14 e 16.
È la svolta di una gara pazza e che avrebbe potuto avere vari finali, perché si sono viste delle Red Bull cattive e veloci, una Ferrari sempre in agguato con Vettel, oltre al giovane leone Verstappen che ha fatto a lungo il filo al podio. Ma il film aveva disegnato il lieto fine per Lewis. Hamilton, incassato il favore, ringrazia, scappa e stavolta non si ferma più, mentre Nico dopo il cadeau diventa il primo difensore del tesoro consegnato al compagno-nemico. Alle spalle c’è Vettel che ringhia e che prova a trasformare il 3° posto in 2° che avrebbe rinviato la sentenza iridata al Gp di Città del Messico.
Però lo spirito di squadra è più forte della tentazione (chissà se mai sorta) di procurare il sommo dispetto e, magari, di prendersi una perfida rivincita per quel tocco alla curva 1 dopo lo start, quando Lewis — senza arrivare alla saga di Valentino Rossi contro Marc Marquez — ha accompagnato Rosberg fuori pista per balzare al comando. Rivale fino all’ultimo, eppure fedele al team e professionista, Nico si concede un momento di disappunto: prima di salire sul palco tira addosso a Lewis un cappellino e in quel gesto c’è sì il rammarico, ma anche l’ammissione della sconfitta. Elton John è il cerimoniere del trionfo: un grande cantante a fianco di un pilota che adora la musica.
Cinto dalla bandiera inglese, Lewis, superati due minuti di pura emozione, piegato in avanti tra lacrime e groppo in gola, si scioglie nei ringraziamenti ai suoi cari e alla Mercedes, «che è come la mia famiglia». E poi il pensiero per Senna: «La figura di Ayrton è stata una guida e oggi ho il suo stesso numero di titoli».
È stato un rodeo motoristico, contro il meteo pazzesco che ha dato tregua solo dal via in poi (la qualifica, cancellata al sabato, si è svolta alla mattina ma è stata mutilata del Q3 causa vento e pioggia: la pole è andata a Rosberg), con ben due safety car reali (per la panne di Ericsson e il crash di Kvyat) e due virtuali a mescolare le carte. Ci sono stati i grandi momenti di Ricciardo e Kvyat, saliti addirittura al comando, la tenacia di Vettel (che ha provato, invano, a vincere di strategia montando le gomme medie), duelli tesi a centro gruppo, dove si sono viste anche delle McLaren vagamente competitive e quadretti divertenti, come quando Raikkonen, finito fuori pista, è riuscito a levare la sua Ferrari dall’incastro con un tabellone e a ripartire.
È stato il contorno emozionante e spettacolare dell’impresa di Lewis, che era partito con l’idea di non correre rischi e che alla fine è stato coinvolto dalla lotta. «Ad un certo punto avevo pensato di aver perso, ma non c’è stato un solo minuto in cui ho rinunciato a provarci». E da tricampione, adesso ha un pensiero: «Spero di essere uno che ispira la gente».