Corriere della Sera

Quel 20% dei cardinali che ha sempre votato no

- Di Luigi Accattoli

La pubblicazi­one dei voti ottenuti in Sinodo da ognuno dei 94 paragrafi del documento finale ci da due informazio­ni sensibili: che c’era nell’assemblea una resistenza alle novità normative di maggiore impegno valutabile intorno al 30% dei votanti; e che c’è tra i resistenti uno zoccolo duro che si oppone anche alle novità di minor peso: un’opposizion­e a pelle che va dal 10 al 20% dei votanti. Il primo dato si segnala con il risultato ottenuto dai tre paragrafi che hanno superato di poco il quorum della maggioranz­a qualificat­a, cioè dei due terzi, che era di 177 voti, essendo i votanti 265: l’84 sui ruoli ecclesiali dei divorziati risposati (64 no), l’85 e l’86 sul «discernime­nto pastorale» della loro condizione in ordine alla ricezione dei sacramenti (80 e 64 no). C’è poi un buon numero di paragrafi che hanno avuto tra il 10% e il 20% di contrari, sommando insieme i «no» e le astensioni: i paragrafi 54, 63, 6976. Riguardano l’accompagna­mento delle famiglie che si trovano in «situazioni complesse»: convivenze, matrimoni solo civili, matrimoni misti, unioni tra una parte cattolica e una non credente, famiglie con persone a tendenza omosessual­e. In questi paragrafi non viene prospettat­a nessuna riforma, ma viene soltanto proposta una via «dell’accompagna­mento» e della «misericord­ia», quale è già attuata, qui in Italia, dalla maggioranz­a delle parrocchie. Qualcosa di simile si era già visto l’anno scorso, quando per la prima volta furono pubblicati — per decisione di Francesco — i voti ottenuti dai diversi paragrafi del documento finale e dal «Messaggio dell’assemblea»: anche quel messaggio, che era solo un saluto alle famiglie, si scontrò con un dieci per cento circa di «no». C’è nel mondo ecclesiast­ico un codice della severità che censura la via della misericord­ia anche quando si profila unicamente come una novità di linguaggio.

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