L’effetto analgesico della musica: così riduce il dolore
Che la musica aiuti a rilassarsi non è certo una novità ma che lo faccia quando si è sottoposti a un intervento chirurgico e che riduca anche il dolore post-operatorio non era ancora ben chiaro a nessuno, medici compresi. Una ricerca appena pubblicata su Lancet rianalizza tutti i 72 studi scientifici ad oggi disponibili sull’argomento (si tratta di una metanalisi), giungendo alla conclusione che sia Mozart che Bob Dylan aiutano a vivere meglio i momenti della chirurgia. E prima si comincia ad ascoltare meglio è. In effetti i benefici maggiori sono registrati proprio quando l’ascolto inizia nel periodo pre-operatorio per poi proseguire durante l’intervento e nel postoperatorio. I vantaggi si manifestano nella riduzione non solo della componente ansiosa ma anche della percezione vera e propria del dolore, misurata mediante apposite scale di valutazione. L’effetto positivo sembra essere presente in un’amplissima gamma di procedure: dalla cardiochirurgia alla ginecologia, alla chirurgia addominale e altre ancora. E se poi i brani sono scelti dallo stesso paziente i risultati, almeno sull’analgesia, sembrano ancora migliori. Perfino durante anestesia generale si realizzano i benefici effetti dell’ascolto. Le ipotesi sui meccanismi alla base dell’«analgesia musicale» sono molte, a cominciare da un’azione sui neurotrasmettitori cerebrali, ma quali che siano le ragioni, fosse anche solo grazie a un effetto placebo, ben vengano, considerando i bassi costi, la possibilità di ridurre l’uso di farmaci e la totale assenza di effetti collaterali. Passare dalla teoria alla pratica sembrerebbe facile, organizzare l’ascolto in ospedale di melodie e brani vari non dovrebbe essere complicato o costoso ma un primo problema sarà chi scegliere tra Beethoven, Verdi, Dylan e Ligabue.