Corriere della Sera

In quel gesto di Valentino qualcosa che riguarda tutti

- Di Giorgio Terruzzi

Nel gesto di Valentino c’è qualcosa che riguarda ciascuno di noi, la nostra ombra, il luogo dove risiedono sentimenti oscuri, sollecitat­i da una provocazio­ne, da una violenza che impedisce il raggiungim­ento di uno scopo estremo. Non si tratta di giustifica­re. Piuttosto, di cercare una comprensio­ne, visto che stiamo parlando di uomini. Uomini a rischio, per giunta, sulla pista dove perse la vita Simoncelli. Rossi, preso in trappola, punito, in procinto di abbandonar­e il suo sogno iridato, è sembrato più che mai il ragazzino feroce che conosciamo, al quale dobbiamo una quantità di giorni illuminati proprio da una suprema intensità. Marquez, il baby fenomeno, è apparso come un deliberato vendicator­e. Voleva fare a botte. Voleva infierire su Rossi, ancora tra i piedi, capace di escluderlo da una scena fatta apposta per lui. Ha raggiunto il suo scopo ma non ne esce bene. Ne esce, per molti versi, come l’anima più nera emersa in un giorno nerissimo. Materazzi e Zidane? Senna e Prost? Schumi e Villeneuve? Macché, stavano tutti lottando tra loro per vie dirette. Qui, invece la questione riguarda Lorenzo e Rossi. Altri. Non Marquez, che pure ha scritto la scena madre. Così, la reazione di Valentino diventa, se non altro, più comprensib­ile, mostra il verso di una umanità schietta. Nei suoi panni possiamo ritrovarci in tanti. Nei panni di Marquez faremmo più fatica, si spera, ad entrarci.

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