Putin-Hollande: colpiremo insieme
E Parigi annuncia all’Europa che non rispetterà la Convenzione dei diritti dell’uomo
Raid comuni sulla Siria. Il Cremlino: coalizione anche a guida Usa. Merkel invia uomini, navi e aerei
PARIGI Il primo passo in vista della grande «coalizione unica» contro lo Stato Islamico sognata da Hollande è stato compiuto. Alla fine della maratona diplomatica cominciata lunedì con David Cameron all’Eliseo e continuata negli incontri con Barack Obama, Angela Merkel e Matteo Renzi, Hollande ieri sera al Cremlino ha trovato l’accordo con Putin: «Francia e Russia si coordineranno» per selezionare gli obiettivi dei bombardamenti contro l’Isis in Siria. Non è ancora una vera coalizione integrata e allargata agli Stati Uniti, ma grazie allo sforzo diplomatico della Francia il presidente Putin si è detto pronto in futuro a collaborare con le altre forze presenti sul teatro di guerra, Stati Uniti compresi.
La visita di Hollande a Putin si è svolta nelle condizioni di partenza peggiori, dopo che martedì un caccia russo è stato abbattuto dall’aviazione turca sul confine con la Siria. La tensione tra Russia e il campo occidentale, di cui sul piano militare Ankara fa parte tramite l’appartenenza alla Nato, ha portato a dichiarazioni bellicose di Mosca, che ieri ha chiesto ai propri connazionali di lasciare la Turchia. Ma Hollande ha saputo trovare le parole giuste. Putin ha duramente criticato gli Stati Uniti per non avere saputo impedire che l’alleata Turchia, membro della Nato, abbattesse l’aereo russo e il presidente francese ha definito l’abbattimento del jet russo « un incidente grave, ovviamente spiacevole».
Durante la conferenza stampa finale, Hollande ha indicato i punti nei quali si precisa l’accordo: l’intensificazione dei bombardamenti contro l’Isis, «in particolare quanto ai trasporti di petrolio»; aumento dello scambio di informazioni tra i servizi di intelligence francese e russo; coordinamento nella definizione degli obiettivi «per evitare doppioni o incidenti», ha aggiunto Putin.
Hollande ha dichiarato inoltre che «le forze che lottano contro l’Isis non devono essere bersaglio dei nostri bombardamenti». Sarebbe una svolta nella politica della Russia, che soprattutto nelle prime settimane del suo intervento in Siria ha privilegiato i raid contro i ribelli moderati, e non contro l’Isis, allo scopo di difendere il dittatore amico Bashar al Assad aggrappato al potere a Damasco. Putin ha ribadito che «l’esercito di Assad è un alleato». Ma ha anche dichiarato che la Russia scambierà informazioni «sulle zone dove si trova l’opposizione sana, non terrorista, e non le colpiremo».
Un cambiamento che, se fosse tradotto nei fatti, sarebbe di fondamentale importanza. In cambio la Francia ha confermato che non considera più la partenza immediata di Assad come una priorità. L’importante è che il dittatore non rappresenti il futuro della Siria. Ma intanto, può partecipare alla transizione.
Poche ore prima Hollande ha ringraziato in un comunicato la Germania per la decisione di partecipare allo sforzo militare contro l’Isis in Siria con gli aerei Tornado in missione di ricognizione e l’invio di una nave in appoggio alla portaerei
Charles de Gaulle. Un risultato concreto ottenuto dopo la cena di mercoledì sera all’Eliseo con la cancelliera Merkel. Il colloquio con il presidente del Consiglio Matteo Renzi, ieri mattina alle 8, non ha invece portato per il momento a un impegno militare italiano in Siria.
La Francia ripone più speranze in David Cameron, favorevole ai bombardamenti, che ieri ha cominciato l’opera di persuasione dei deputati laburisti. L’obiettivo è trovare una maggioranza in Parlamento che voti il « sì » ai raid della Gran Bretagna entro Natale.