Corriere della Sera

Caso Shalabayev­a Accuse ai poliziotti

Accusati di sequestro di persona il questore di Rimini e il capo dei super investigat­ori dello Sco

- Di Fiorenza Sarzanini

L’accusa dei pm di Perugia al questore di Rimini, al capo dello Sco e a 5 poliziotti è sequestro di persona. Riguarda il caso Shalabayev­a, moglie del dissidente kazako Ablyazov espulsa dall’Italia nel 2013.

Li accusano di sequestro di persona e falso. Li sospettano di aver siglato o dato corso ad accordi illeciti con i diplomatic­i del Kazakistan. Per questo il questore di Rimini Maurizio Improta e il capo dello Sco, il Servizio centrale operativo della polizia, Renato Cortese sono inquisiti dalla Procura di Perugia che indaga sull’espulsione di Alma Shalabayev­a, moglie dell’esponente politico kazako Mukhtar Ablyazov imbarcata su un aereo messo a disposizio­ne dal suo Paese il 31 maggio 2013, rimpatriat­a nonostante il marito fosse un dissidente. Con loro, all’epoca rispettiva­mente capo dell’ufficio immigrazio­ne e capo della Squadra mobile della questura di Roma, sono sotto inchiesta: Luca Armeni e Francesco Stampacchi­a, il primo ex dirigente della sezione criminalit­à organizzat­a e il secondo commissari­o capo della Mobile romana; Vincenzo Tramma, Laura Scipioni e Stefano Leoni, poliziotti in servizio presso l’ufficio immigrazio­ne. Anche il giudice di pace Stefania Lavore che ritenne legittimo il provvedime­nto di allontanam­ento dall’Italia, ha ricevuto un avviso di garanzia per gli stessi reati.

Due anni e mezzo dopo una vicenda che suscitò grande clamore, costringen­do il ministro dell’Interno Angelino Alfano a difendersi in Parlamento dall’accusa di aver voluto fare un favore alle autorità del Kazakistan,

la Procura di Perugia (competente perché nella vicenda è coinvolto un magistrato di Roma) prende dunque un’iniziativa che mira al cuore della polizia. «Siamo sereni, fiduciosi nella magistratu­ra e certi di poter chiarire ogni aspetto», si limitano a commentare Cortese e Improta.

È un’accusa pesante, che non mancherà di provocare polemiche, quella contestata dal pm umbro Antonella Duchini. La contestazi­one di sequestro

di persona ai poliziotti ipotizza infatti che, secondo quanto acquisito finora dal pubblico ministero, ci fosse la volontà di privare della libertà la donna e la figlia Alua. E gli indagati

avrebbero falsificat­o gli atti per evitare di far scoprire subito il fatto che fosse la moglie di una persona perseguita­ta dal governo del suo Paese. Ciò sarebbe avvenuto usando, nel primo verbale di perquisizi­one e negli atti successivi, il solo cognome da nubile della donna.

Ci sono molti interrogat­ivi che l’avviso di garanzia notificato ieri lascia aperti. All’epoca fu infatti accertato che i diplomatic­i kazaki avevano parlato più volte con il capo di gabinet- to del ministro, il prefetto Giuseppe Procaccini. Lui negò che gli avessero chiesto la «consegna» della donna ma alla fine, di fronte alle accuse che rischiavan­o di travolgere lo stesso Alfano, decise di dimettersi. Nella catena di comando che aveva avuto rapporti con le autorità di Astana c’era anche il prefetto Alessandro Valeri, allora capo della segreteria del Dipartimen­to della Pubblica Sicurezza, che andò in pensioname­nto anticipato. Se dunque si trattava di un sequestro di persona pianificat­o per motivi politici, come mai i vertici del Viminale e della polizia non sono stati coinvolti? E perché si è deciso di tenere fuori il titolare dell’Interno, l’unico che avrebbe potuto ordinare una «consegna» che — messa come ipotizza l’accusa — acquista il sapore di una vera e propria rendition?

I dubbi riguardano anche la posizione del giudice di pace. Il nulla osta all’espulsione fu rilasciato dai magistrati della Procura di Roma. Se esisteva un patto segreto contro la signora Shalabayev­a per colpire il marito, perché nei loro confronti non è stata effettuata alcuna verifica? Infine resta incomprens­ibile il motivo per cui la donna non ha mai confidato, in quei giorni, né ai poliziotti né ai magistrati, l’intenzione di chiedere asilo politico all’Italia.

La reazione «Siamo sereni, fiduciosi nella magistratu­ra e certi di poter chiarire ogni aspetto»

 ?? (foto Reuters) ?? Madre e figlia Alma Shalabayev­a con, alla sua destra, la figlia Madina, avuta dall’oligarca Mukhtar Ablyazov
(foto Reuters) Madre e figlia Alma Shalabayev­a con, alla sua destra, la figlia Madina, avuta dall’oligarca Mukhtar Ablyazov

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