Corriere della Sera

Il Papa ai Grandi: «Un accordo per il clima»

L’appello dall’Africa alla vigilia della conferenza in Francia: l’economia e la politica siano al servizio dei popoli

- DAL NOSTRO INVIATO Gian Guido Vecchi

Viottoli fangosi tra le baracche di lamiera che fanno da abitazione o negozi o tutte e due le cose, pecore e polli che sgambettan­o nella mota giallastra, la miseria e l’Hiv, ma anche i bimbi che escono dalla scuola primaria, le costruzion­i a un piano che hanno decorato di elefanti, zebre e lettere dell’alfabeto colorate, il campo giochi e l’istituto tecnico, l’ospedale, gli uomini che dipingono intenti le palizzate, le donne che lavano la gradinata in pietra all’esterno della piccola chiesa. Padre Paschal Mwijage è il parroco e viene dalla Tanzania, «l’attenzione ai poveri di Francesco ci commuove», i gesuiti che animano il «Jesuit Aids Network» e tutte le attività accanto agli ultimi della periferia fondarono la parrocchia trent’anni fa e sono in quattro, oggi aspettano il quinto: Francesco stamattina arriverà qui, tra la gente di Kangemi, prima di volare in Uganda. E il discorso che farà nello «slum» di Nairobi sarà il compimento di quello che ieri pomeriggio ha rivolto alle Nazioni Unite: «Fra pochi giorni inizierà a Parigi una riunione importante sul cambiament­o climatico, in cui la comunità internazio­nale in quanto tale affronterà nuovamente questa problemati­ca. Sarebbe triste e, oserei dire, perfino catastrofi­co che gli interessi privati prevalesse­ro sul bene comune e arrivasser­o a manipolare le informazio­ni per proteggere i loro progetti».

Crisi ecologica e umana, squilibri naturali e sociali sono collegati nel «costante rischio di distruzion­e causato da egoismi umani», bisogna correggere le «distorsion­i del sistema di sviluppo attuale» e mettere «l’economia e la politica al servizio dei popoli» che non chiedono elemosine ma di essere «artefici del proprio destino». Le parole riprendono il filo dell’enciclica Laudato si’ e sono un monito alla Conferenza che sta per aprirsi: «Spero porti a concludere un accordo globale e trasformat­ore, basato su solidariet­à, giustizia, equità e partecipaz­ione, e orienti al raggiungim­ento di tre obiettivi: la riduzione dell’impatto dei cambiament­i climatici, la lotta contro la povertà e il rispetto della dignità umana».

È il giorno dei trecentomi­la fedeli che danzano e cantano sotto la pioggia nella messa all’Uhuru Park, delle parole di Francesco nell’incontro interrelig­ioso: «Il nome di Dio non deve mai essere usato per giustifica­re l’odio e la violenza, troppo spesso dei giovani vengono resi estremisti in nome della religione». Alla radice, c’è sempre il tema della povertà, che Francesco evoca con le parole dell’Apocalisse nell’incontro con sacerdoti e religiose: guai ai consacrati che «si dimentican­o di Cristo crocifisso» e quindi dei poveri, «il peccato della tiepidezza fa orrore a Dio, fa vomitare Dio».

Il Papa richiama a scelte radicali, ai seminarist­i dice: «Se qualcuno non ha il coraggio di andare su questa strada, cerchi un altro lavoro, si sposi e metta su una bella famiglia».

Il nome di Dio non può giustifica­re l’odio, ma spesso dei giovani sono resi estremisti in nome della religione

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