Corriere della Sera

Quei richiami di Tronca a Salvini «in fuga» dalla scorta

- Gianni Santucci

Dovrebbe essere una scorta. Spesso, invece, il servizio che lo Stato paga per il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, si trasforma in un pedinament­o. O meglio, in un’inchiesta improvvisa­ta: perché se la «personalit­à» si dilegua, non comunica i suoi spostament­i, non si fa trovare, i poliziotti sono costretti a recuperare frettolosa­mente informazio­ni (anche attraverso giornali e Internet) per provare ad agganciare in corsa l’uomo politico che sono incaricati di proteggere. La storia del rapporto tra Salvini e la scorta ha risvolti grotteschi. Per chi ha la responsabi­lità della sicurezza, però, la vicenda è molto seria. E nell’ultimo anno è stata al centro di un voluminoso carteggio riservato tra la questura e la prefettura di Milano. Il tema è «sensibile», ma secondo quanto risulta al Corriere, sono almeno tre le note arrivate sulla scrivania dell’ex prefetto Francesco Paolo Tronca (l’ultima, la più recente, sarebbe successiva alla nomina di Tronca a commissari­o straordina­rio del Comune di Roma). Quelle note sono alla base dei richiami formali che il prefetto stesso ha poi comunicato al segretario della Lega.

Il tema sicurezza è uno storico campo di battaglia e polemica leghista. Da tempo Salvini ha stretto una sorta di alleanza con Gianni Tonelli, numero uno del Sindacato autonomo di polizia (Sap), per denunciare tagli e carenze su dotazioni e formazione delle forze dell’ordine. Proprio Tonelli è stato ospitato sul palco delle ultime due più importanti manifestaz­ioni della Lega (ottobre 2014 a Milano e Marzo 2015 a Roma) e ha sparato a zero contro il governo Renzi e il ministro Alfano. Ma qual è il rapporto di Salvini con la polizia di Stato e gli agenti che hanno l’obbligo di tutelarlo? Partenze improvvise, scarsa comunicazi­one, viaggi anticipati senza avvertimen­to; varie questure d’Italia che cercano di inseguire e recuperare il segretario nei suoi spostament­i (cosa accaduta anche a novembre 2014, quando Salvini fu aggredito a Bologna). Il principio di cui s’è discusso tra questura e prefettura di Milano è semplice: alla scorta per motivi di sicurezza non si può rinunciare, uomini e mezzi della polizia restano comunque impegnati per il servizio, ogni giorno. Anche quando, lasciati senza informazio­ni, si «appostano» sotto la sede della Lega e, per svolgere il loro dovere istituzion­ale, provano comunque ad agganciare la «personalit­à».

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(Ansa) Novembre 2014 Matteo Salvini e la sua auto dopo l’aggression­e subita dai collettivi a Bologna

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