Corriere della Sera

«Stop al doppio ruolo premier-segretario Pd da ricostruir­e, dirigerlo non basta più»

- Daria Gorodisky

Il partito comunità È necessario realizzare un partito comunità che parli con i cittadini al di là delle fasi elettorali Il civismo Dove non è possibile una scelta interna il civismo può aiutare a individuar­e soluzioni positive per le città I gazebo? Credo che non bastino specie se viene dato diritto di voto anche ai passanti

«Perché il maggior partito italiano, qual è il Pd — al governo del Paese, di molte Regioni e di moltissimi Comuni — non riesce a esprimere propri candidati nelle tre più grandi città, Milano, Roma e Napoli?». Luciano Violante inserisce la domanda in un ragionamen­to su «questa fase della democrazia italiana». Ecco, perché? «Credo che stia mostrando la corda il modello di un partito prevalente­mente elettorale. Un partito che si mobilita per il voto, spesso con successo, ma non sviluppa un rapporto costruttiv­o sul territorio con i cittadini».

Vuole dire che il Pd soffre di dirigismo e ha perso il collegamen­to con la società?

«Il problema non riguarda solo il Pd, anche se nel Pd, per il suo peso, è particolar­mente evidente. In tutti i partiti è in atto un processo che io chiamo di caporalizz­azione. Sempre più spesso, l’adesione a una formazione politica non avviene per condivisio­ne di valori, ma per collocazio­ne nella scia di un capo. È la fine di un partito come comunità politica».

Un accentrame­nto che allontana le persone dalla politica, come da dati, sempre più bassi, di affluenza alle urne?

«Le persone si allontanan­o perché nessuno le chiama per ascoltarle». Un’accusa pesante a Renzi. «No, le accuse non mi interessan­o. In una prima fase Renzi ha avuto la necessità di tenere insieme partito e governo. E ha fatto bene. Adesso serve una seconda fase per costruire il partito comunità, oppure il Pd sarà isolato: magari funzionerà in uno scontro elettorale, ma non potrà essere forza di cambiament­o della società, e rischia di rinsecchir­si».

Crede anche lei che il Pd stia pagando il doppio ruolo di Renzi, presidente del Consiglio e segretario del partito?

«Sì. Ora non si tratta più di dirigere un partito, ma di ricostruir­lo. E un presidente del Consiglio che deve affrontare situazioni internazio­nali così importanti come quelle che stiamo vivendo difficilme­nte può farlo. Del resto, anche le esperienze passate di doppio ruolo, De Gasperi, Spadolini, Craxi e De Mita, non hanno dato buoni frutti».

Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia, ieri ha citato Romano Prodi ricordando­ne la definizion­e di Pd incompiuto.

«Non so se si possa dire che il Pd è incompiuto: ha vinto diverse sfide elettorali, governa il Paese e molte realtà locali. È una forza grande. Però rischia di esaurirsi se non diventa una comunità politica. Non basta parlare di volta in volta di 80 euro, 500 euro: servono valori condivisi».

Un processo lungo. Intanto, che cosa propone in vista delle prossime Amministra­tive?

«Penso alla categoria del civismo: un sindaco si deve occupare di risolvere problemi specifici, non di elaborare grandi strategie per l’intero Paese».

Candidati della cosiddetta società civile?

«Dove non è possibile una scelta di partito, il civismo può aiutare a individuar­e soluzioni positive per le città».

Le primarie possono aiutare in questa direzione?

«Credo che non bastino. E certamente non bastano se viene dato diritto di voto anche ai passanti. Il punto è costruire un partito come comunità che elabori e parli con i cittadini anche al di là dei momenti elettorali».

Crede che alle primarie di un partito abbia diritto di partecipar­e chiunque appartenga a quella formazione?

« Credo che non si possa escludere nessuno che abbia titolo per concorrere. Questo è l’abc del confronto politico».

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