Corriere della Sera

Nuovo caso primarie E Renzi prepara il rimpasto al partito

- di Monica Guerzoni

A Napoli Caos per l’ipotesi che alla consultazi­one del centrosini­stra partecipin­o i centristi Poi la frenata

Renzi si è convinto che al Nazareno servono rinforzi e lavora a un rimpasto in segreteria, di pari passo con il rimpasto di governo. Guerini e Serracchia­ni resteranno ai loro posti, perché il leader — in barba alla battuta perfida di Bassolino, «due vicesegret­ari non fanno un segretario» — ha ancora fiducia nei suoi numeri due. Ma a dicembre la squadra del leader sarà rivoluzion­ata.

L’imminenza del valzer di seggiole spiega l’agitazione dei dem anche nelle file della maggioranz­a, un tempo compatte come falangi. Il caos scoppiato a Napoli sulla partecipaz­ione di Ncd alle primarie di coalizione (poi frenata) e la fumata nera sulla Consulta, mercoledì in aula alla Camera, hanno inacidito gli umori. La minoranza ha letto nelle mosse di Renzi la prova generale del partito della nazione. Ma la novità politica è l’inquietudi­ne dei renziani. Ieri Marina Sereni, area Franceschi­ni, ha fatto il giro del Transatlan­tico per giurare ai colleghi che la sua intervista a Repubblica «non era autorizzat­a», ma le parole della vicepresid­ente della Camera aleggiano a Montecitor­io: «Il vero problema di Renzi è il Pd. Un partito immobile. Diviso ancora in correnti...».

Le correnti, appunto. Renzi le ha bandite, ma il congresso si avvicina e i parlamenta­ri, in ansia per la ricandidat­ura, si guardano attorno. C’è chi cerca casa, chi cerca proseliti e chi si mette in proprio. Stoppata la corrente dei cattolici diversamen­te renziani, Matteo Richetti si sta ritagliand­o un ruolo da leader dei nostalgici della prima Leopolda: «La rottamazio­ne è fallita». Il gelo tra Renzi e Delrio non fa più notizia, ma a molti non è sfuggito l’intervento del ministro al seminario di Cuperlo sul Papa. Riecheggia­ndo Bersani, Delrio avrebbe osservato come «Francesco riesce a mettersi in sintonia con la gente, mentre il Pd non lo sa più fare». La corrente di Franceschi­ni e Fassino è sciolta, eppure il profilo Twitter di Areadem è vivo e vegeto: 10.900 cinguettii. Ed è di ieri la notizia che la Boschi ha convinto tre socialisti (Di Lello, Di Gioia e Lauricella) a entrare in maggioranz­a. «Se siamo boschiani? Beh, la battuta l’abbiamo fatta — ammette Marco Di Lello —. C’è un pezzo di Pd che fa più riferiment­o alla Boschi e uno che fa più riferiment­o a Lotti». Boschiani e lottiani, ecco le nuove aree di attrazione. E i sospetti, a sinistra, si addensano anche sul capogruppo Rosato: «Parla da capocorren­te».

La moratoria delle polemiche tiene, ma la tensione resta alta. «Basta con il doppiopesi­smo e le primarie taroccate — avverte la vicepresid­ente, Sandra Zampa —. Al Pd serve un bagno di umiltà». Ileana Argentin mette il dito nella piaga del doppio incarico: «Renzi è un ottimo premier e un pessimo segretario». Ed Enzo Lattuca: «Serve qualcuno che si occupi a tempo pieno del Pd». A Roma è il panico, per il flop del tesseramen­to e per i movimenti a sinistra. Oggi Fassina lancia la sua candidatur­a e domani sarà alla convention di Rutelli, il cui attivismo sta dando parecchia noia al Nazareno. «Renzi fa la Leopolda? E io faccio la Francesca» ha scherzato l’ex sindaco con gli amici, convinti che stia preparando una lista in appoggio a Marchini. A Milano si aspetta che Sala sciolga la riserva. A Napoli si cerca un quarantenn­e capace di stoppare Bassolino e si mette nel conto anche la sconfitta.

Nella riunione al Nazareno con i segretari locali, Roma e Milano si sono espresse contro il rinvio delle primarie. «Ma no, è tutto tranquillo» assicura Guerini e lascia intendere che il nodo del doppio incarico si scioglierà solo al congresso: «Scindere il partito dal governo è sbagliato. Abbiamo costruito il Pd per cogliere la sfida del governo, sarebbe un errore riportare indietro le lancette».

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