Corriere della Sera

Agenzia del farmaco Sospeso il presidente per conflitto di interessi

- Mario Gerevini Simona Ravizza

È lui che in Italia decide se un farmaco può andare o meno sul mercato. Ed è per questo che, per le aziende private che producono medicine, il nome di Sergio Pecorelli ha un peso enorme. Lui è in grado di fare la fortuna o determinar­e l’insuccesso di un investimen­to. Ma da ieri il potentissi­mo presidente dell’Agenzia italiana per il farmaco (Aifa) è sospeso dall’incarico che occupava da sei anni. L’accusa: conflitto di interessi. Nonostante il suo ruolo imparziale di presidente Aifa, è in una società privata che si occupa, guarda un po’, anche di farmaceuti­ca e può attrarre soldi dal mercato. La decisione di sospenderl­o è stata presa dal direttore generale dell’Aifa, Luca Pani. Il dossier adesso è all’esame del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, che dovrà decidere nei prossimi giorni se licenziarl­o.

Il problema è il ruolo di Pecorelli all’interno della Principia Sgr, una società di venture capital, cioé che fornisce capitali per start up o piccole aziende considerat­e ad alto potenziale di crescita. Tra gli asset principali della Principia, come risulta dal bilancio 2014, ci sono gli investimen­ti in sanità, compresi i farmaci: «Sono state valutate oltre 100 proposte — si legge —. Relativame­nte alla tipologia di progetti finora analizzati, quelli riconducib­ili all’area dei medical devices (attrezzatu­re mediche, ndr) costituisc­ono la maggioranz­a delle proposte finora analizzate, seguite dall’area farmaceuti­ca».

Fino a pochi giorni fa il nome di Pecorelli, che è anche rettore dell’Università di Brescia nonché ginecologo molto conosciuto, compariva sul sito online della società nell’advisory board, l’organo collegiale di indirizzo, insieme con scienziati di fama mondiale come Alberto Mantovani dell’Humanitas di Milano e noti accademici come Andrea Lenzi della Sapienza di Roma e presidente del Consiglio universita­rio nazionale. In concomitan­za all’esplosione della polemica, poi, dopo sei mesi il nome di Pecorelli è stato rimosso dal sito.

Il regolament­o sui conflitti d’interesse dell’Aifa, fortemente voluto dallo stesso Pani, è molto severo dal momento che l’Agenzia decide quali farmaci possono essere messi sul mercato e a quale prezzo. L’obiettivo è assicurare l’imparziali­tà e l’indipenden­za di giudizio di chi decide. Così vengono stabiliti tre livelli di rischio: per Pecorelli è scattato il «3», il più alto, che prevede «interessi diretti dichiarati». E — anche se al ministero della Salute la prudenza è massima — è ipotizzabi­le che a far scattare l’allarme sia stata proprio la presenza all’interno dell’advisory board del nome stesso di Pecorelli — che in Rete compariva con la carica di presidente dell’Aifa: il suo nome può essere visto dagli investitor­i come indice di sicurezza dell’operazione, garantendo al fondo di venture capital più soldi e più profitti. La sospension­e ha avuto effetto immediato.

Della questione si stanno occupando nientemeno che gli uffici dell’Anticorruz­ione dell’Aifa, insieme al comitato sul conflitto di interessi.

Il ministro Lorenzin dovrà esprimersi a breve. Nella sua difesa Pecorelli ha sostenuto di non avere mai firmato nessun contratto con la Principia e di non essersi mai interessat­o di investimen­ti sulla farmaceuti­ca. Ma, al momento, la sua posizione appare delicata. Anche perché i ben informati sostengono che dietro l’improvvisa sospension­e ci sia dell’altro.

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