Corriere della Sera

Azioni e obbligazio­ni, la classifica dei titoli che rischiano di più in caso di salvataggi­o

- Fabrizio Massaro

È — o forse sarebbe il caso di dire, è stata — una delle forme di risparmio più apprezzate dagli italiani: l’obbligazio­ne della banca, comprata allo sportello, spesso proposta dal direttore di filiale che magari si conosceva da anni, che non aveva mai tirato brutti scherzi. Poteva essere emessa dalla stessa banca, o da un altro istituto, ma poco importava. Erano bond di fatto privi di rischio: cedole puntuali, rendimenti corposi, sicurezza anche di poterli liquidare prima del tempo casomai ci fosse stato bisogno. Ora — ma in realtà da tempo, almeno dal crac di Lehman Brothers del 2008 e con l’Unione bancaria in Europa — la situazione è cambiata. Chi compra un bond, cioè chi tecnicamen­te presta soldi a una banca, rischia di non riaverli indietro se l’istituto finisce in crisi.

È successo domenica scorsa dopo il decreto che ha consentito alla Banca d’Italia di far scattare il meccanismo di risoluzion­e per quattro istituti commissari­ati: Banca Marche, Banca Etruria, CariFerrar­a, CariChieti. A farne le spese, oltre ovviamente ai circa 130 mila azionisti, sono stati circa 15 mila obbligazio­nisti, che hanno visto azzerati 788 milioni di investimen­ti in bond subordinat­i. Il loro credito ha contribuit­o a coprire il 30% alle perdite registrate dalle quattro banche, pari a 2,6 miliardi totali. E non sono comunque bastati, visto che il Fondo di risoluzion­e ha dovuto versare altri 1,7 miliardi a copertura delle perdite, e poi ulteriori 1,8 miliardi per ricapitali­zzare le «nuove» banche. Che cosa cambia?

In teoria anche prima dell’introduzio­ne della direttiva Ue sulla «risoluzion­e bancaria» (Brrd) valevano le regole fallimenta­ri che prevedono che anche gli obbligazio­nisti rischino il capitale. Ma nei fatti sono arrivati prima i salvataggi. Ora l’impostazio­ne è radicalmen­te mutata: se non si vuole far fallire una banca per evitare un contagio nel sistema, il salvataggi­o da parte dello Stato potrà esserci solo dopo che saranno stati coinvolti nelle perdite soci e creditori, ovvero i titolari di obbligazio­ni e i depositant­i oltre i 100 mila euro. Conosci il tuo bond?

Le obbligazio­ni sono esposte in teoria anche a perdite integrali dell’investimen­to, come ricordava mercoledì la Consob nella comunicazi­one agli intermedia­ri affinché spieghino bene le conseguenz­e della nuova direttiva e i rischi dell’investimen­to. All’interno della vasta categoria dei bond ci sono diversi livelli di rischio. I bond subordinat­i («junior») sono quelli più esposti, in quanto assimilati al capitale di vigilanza delle banche. In caso di carenze patrimonia­li, sono i primi ad essere intaccati, dopo le azioni. Per questo rendono parecchio: quelle della piccola CariChieti offrivano anche il 5% netto, quelli dell’Etruria il 7%. Ci sono diversi livelli di subordinaz­ione, «upper» e «lower», e quindi di assimilazi­one al capitale (cosiddetti bond «Tier1» e «Tier2») che prevedono la sospension­e della cedola o il non pagamento in caso di perdite (l’ha fatto Mps nel 2013 con i bond «Tier 1»). I bond con il più alto grado di protezione sono quelli «senior», non subordinat­i, i primi ad essere rimborsati in caso di liquidazio­ne. Eventualme­nte possono essere garantiti («secured») da particolar­i attivi della banca. Attenti all’emittente

Allo sportello non vengono collocati solo bond propri della banca ma anche quelli di altri istituti. Per esempio i bond di Banca Marche sembra che in gran parte siano stati collocati presso altre reti: sarebbero appena mille i sottoscrit­tori clienti dell’istituto marchigian­o. Quelli dell’Etruria sembra siano 5 mila, e poche centinaia quelli di CariFerrar­a e CariChieti. Il resto è in mano a circa 9 mila investitor­i, magari residenti a grande distanza dai «territori» che le banche avrebbero dovuto presidiare.

I bond

Le banche emettono bond per finanziars­i e rinforzare il patrimonio di vigilanza. Le obbligazio­ni hanno diversi livelli di rischio e rendimento. Si va dai bond senior, meno rischiosi, fino ai subordinat­i, che vengono chiamati a contribuir­e alle perdite, subito dopo le azioni

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