Corriere della Sera

Gillo Dorfles, 105 anni da artista Con un pizzico di incoscienz­a

Da oggi al Macro di Roma l’antologica dedicata alla passione segreta del grande critico

- Paolo Conti

Chiedono a Gillo Dorfles quale sia la differenza tra il se stesso scrittore- critico e il suo doppio pittore e artista. E lui, un lucidissim­o e ironico fulmine di 105 anni: «Quando scrivo sono il reporter del momento, senza alcuna ambizione di sentirmi un autore letterario. Ho invece, purtroppo, ambizioni nel settore dell’arte…».

Roma regala a Dorfles una bella e densa mostra al Macro, il Museo di arte contempora­nea di via Nizza creato da Odile Decq, curata da Achille Bonito Oliva e con il coordiname­nto e l’allestimen­to di Fulvio Caldarelli e Maurizio Rossi. Cento opere tra dipinti, disegni, opere grafiche, ceramiche, gioielli (anche la nuova Illy Art Collection, sei tazzine da caffè disegnate ultimament­e per la famosa industria, triestina come l’artista: Dorfles nacque appunto a Trieste il 12 aprile 1910). E poi carteggi con mezzo mondo, da Henry Kissinger a Italo Calvino, da Lionello Venturi a Giulio Carlo Argan passando per Tomás Maldonado, Bruno Zevi e Lucio Fontana, una trasversal­ità che pochi intellettu­ali italiani possono vantare. Originali in bacheca, tante grafie geniali, inchiostri scuri, dattiloscr­itti a macchina, testimonia­nze dello spirito di un Novecento che ora appare luminoso e vivo come non mai rispetto all’oggi.

Un percorso volutament­e retrogrado: si parte dalle ultimissim­e opere, con tre inediti dell’estate 2015, e si arriva agli esordi, al Paesaggio iperboreo del 1935, ritrovando alla fine un filo coerente e compatto che tiene insieme tutto, anche la nascita del Movimento per l’arte concreta, fondato a Milano nel 1948 da Dorfles con Bruno Munari e altri. Ancora lui, Dorfles: «È vero, sono un autodidatt­a, non ho seguito scuole o accademie e tutto questo mi viene rinfacciat­o ma io vado avanti, forse per libertà o forse per incoscienz­a».

Sulle pareti del museo, molti video raccolti da Rai Teche riportano interviste e interventi trasmessi sulla tv pubblica in passato che, con gli scritti, ripropongo­no le mille identità di questo intellettu­ale multidisci­plinare: il critico d’arte, certo, ma anche il semiologo, l’antropolog­o, il linguista, il teorico dell’estetica, dell’architettu­ra, del design. Difficile sintetizza­re la lunga e ricca vita di quest’uomo in una sola riga.

La mostra infatti si intitola Gillo Dorfles / Essere nel tempo ed è un dichiarato omaggio della Capitale, con il suo Museo di arte contempora­nea di via Nizza, a un intellettu­ale e artista che proprio a Roma studiò medicina specializz­andosi poi in psichiatri­a. Un inizio di vita adulta distante dall’arte ma che poi si ritrova, a ben guardare, in tutta la sua produzione artistica e teorica. Ed è lui stesso, dopo l’affettuoso saluto della direttrice Federica Pirani («La mostra ha due itinerari, uno interiore frutto della creazione e l’altro legato al suo essere testimone del tempo») che ammette con candore: «Questa mostra mi rallegra moltissimo, quando venni a Roma a frequentar­e i corsi dell’università non avrei mai sperato di vedere i miei lavori in un museo. Feci una piccola esposizion­e in una galleria tra il Babuino e Trinità dei Monti, erano esordi timidi, ora mi ritrovo nell’ambiente di questo museo, circondato dall’ufficialit­à e dall’amorevolez­za».

Accanto a lui c’è Achille Bonito Oliva, e anche qui Dorfles fa scorrere la macchina del tempo: «L’ho conosciuto diciottenn­e, forse sedicenne, in un convegno ad Amalfi e mi colpì questo giovanotto intraprend­ente e non timido, pur così giovane ma già con idee molto mature».

Quell’ex giovanotto oggi ha 76 anni e una nota abilità nel sintetizza­re in slogan il suo lavoro di critico e operatore culturale: «Dorfles vive un felice strabismo, l’essere insieme artista e critico. In quanto al critidi

co, nella sua parabola c’è un aspetto decongesti­onante, intendo l’assenza di ideologia, cosa rara in un mondo che ha marginaliz­zato il futurismo proprio nel nome dell’ideologia. In quanto invece all’artista, è un dongiovann­i degli stili e nelle sue ultime opere, rispetto alle sue prime, non c’è segnale di ammodernam­ento, resta sempre in equilibrio tra astrazione e figurazion­e». E ancora, sempre giocando con le parole: «Voi vedete qui quest’uomo così elegante. Eppure io sintetizze­rei la sua opera con tre aggettivi: erotico, erratico, eretico, la prova della mobilità delle arti contempora­nee». E alla fine Bonito Oliva, per chiudere il rito dell’inaugurazi­one, grida: «Lunga vita a Dorfles!» dando il via a una piccola ovazione generale.

Durante il periodo della mostra si svolgerann­o due cicli di incontri a ingresso libero, sono previsti gli interventi di Mario Botta, Ugo Volli, Giovanni Anceschi, Giorgio Battistell­i e altri.

Percorsi «Sono un autodidatt­a, non ho seguito scuole, vado avanti in libertà»

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