Una Signora con il vestito giusto Quel «3-5-2» la fa sentire bene
La Juve felice in Champions grazie anche al modulo: «Ci dà sicurezza»
Se la mentalità europea «ormai trovata» (copyright Beppe Marotta) è una conquista recente, l’abito con cui la Juve ha raggiunto gli ottavi di finale di Champions League superando il Manchester City ha tratti antichi. È il 3- 5- 2, l’usato sicuro di un recente passato vincente che non tramonta mai. «È una sicurezza, sappiamo come fare, ci conosciamo a memoria» riconosce Andrea Barzagli che ricorda «come con questo modulo siamo arrivati un anno ai quarti di coppa (2012-13, eliminati dal Bayern Monaco, ndr) e anche la scorsa stagione, quando c’era bisogno, ci disponevamo così».
Serviva blindare il risultato e Massimiliano Allegri alzava il muro davanti a Buffon: Borussia Dortmund, Monaco e Real Madrid lo ricorderanno. Con il 3-5-2, Antonio Conte ha ricostruito la Juve e aperto il ciclo vincente. Dallo stesso sistema è ripartito Massimiliano Allegri lo scorso anno raccogliendo l’eredità dell’attuale c.t. azzurro, decidendo per la svolta proprio in una notte di coppa. Era il 4 novembre 2014: contro l’Olympiacos, Allegri sceglie per la prima volta il 43-1-2, aprendo alla nascita di una Juve più «europea» che avrebbe poi adottato difesa a quattro e trequartista con continuità nel resto della stagione. Anche nella finale di Berlino contro il Barcellona, peraltro senza sfigurare. Ma sempre con l’opzione del cambio di modulo, se necessario.
Il fil rouge del 3-5-2 non si è comunque mai spezzato. E pure questa stagione, dopo la rivoluzione del mercato, è iniziata con questo sistema, anche per via dei tanti infortuni. L’avvio è stato choc con le sconfitte contro Udinese e Roma, le sofferenze sono continuate a settembre, nonostante i successi con il Manchester City e Genoa ottenuti con il 43-3. Fino alla novità adottata con il Siviglia.
Da abile alchimista, Allegri ha varato un modulo ibrido: un 3-5-2 in fase offensiva, con Cuadrado esterno a destra (al posto di Lichsteiner, ai box per problemi di cuore), che in fase difensiva diventa 4-4-2 stretto e compatto. «Non abbiamo problemi di sistema, il 3-5-2 è una base solida. Poi, come in tutte le cose, dipende sempre dal risultato» rileva Barzagli.
L’ultima nota lieta è Alex Sandro, terzino brasiliano pagato 26 milioni e definitivamente uscito dalla naftalina con tre assist decisivi per le vittorie contro Torino, Milan e Manchester in soli 520 minuti giocati. L’ex Porto è perfetto da esterno sinistro nel 3-5-2, magari con Cuadrado a destra in una versione d’assalto. Sembrano le ali sognate da Conte, che dopo Euro 2016 dovrebbe lasciare la Nazionale. Prove di futuro? Chissà.