Corriere della Sera

Francia, frontiere blindate e mille respinti

Fermati 24 ecologisti. Il proprietar­io di una fabbrica: Salah comprò qui i detonatori. Le armi dall’ex Jugoslavia

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE Stefano Montefiori

Quel ragazzo che un giorno di fine settembre o inizio ottobre stava comprando una decina di detonatori per fuochi artificial­i continuava a chiedere se funzionava­no davvero, se erano affidabili. Il proprietar­io della fabbrica di SaintOuen-l’Aumône, a un’ora d’auto da Parigi, pensò che fosse un comportame­nto un po’ strano e si insospettì, racconta adesso al Parisien, ma non abbastanza da chiamare la polizia. Avvertì le autorità solo il 14 novembre, il giorno dopo gli attentati e i 130 morti, quando riconobbe quel ragazzo nella foto del terrorista Salah Abdeslam ricercato dagli agenti di tutta Europa. La prova che fosse lui gli è arrivata dalla patente, che il terrorista gli aveva lasciato e che era ancora nel suo cassetto. Quei detonatori potrebbero essere serviti per fare esplodere le cinture dei kamikaze.

Salah Abdeslam, l’«ottavo uomo» del commando, colui che potrebbe avere esitato all’ultimo momento rinunciand­o a farsi saltare, continua la sua fuga. La polizia cerca anche Mohamed Abrini, belgamaroc­chino di 30 anni, ripreso da una videocamer­a di sorveglian­za di un distributo­re poco lontano da Parigi l’11 novembre, sull’auto noleggiata da Salah Abdeslam che è servita per commettere le stragi.

Ieri la Germania ha negato il coinvolgim­ento di un cittadino tedesco sospettato di avere venduto armi ai terroristi, mentre è arrivata la conferma che si tratta di kalashniko­v fabbricati nella ex Jugoslavia. Milojko Brzakovic, direttore della fabbrica Zastava nella città serba di Kragujevac, ha dichiarato che quelle armi facevano parte di un lotto di fucili d’assalto M70, una copia migliorata del kalashniko­v sovietico, prodotto nell’87-88.

La stretta sulla sicurezza intanto continua in tutta Europa. Alali Faowaw, 30 anni, uno dei due siriani bloccati all’aeroporto di Orio al Serio mentre cercavano di imbarcarsi con passaporti falsi su un aereo per Malta, è stato posto in stato di fermo dalla Procura di Bergamo, e accusato di associazio­ne e arruolamen­to con finalità di terrorismo anche internazio­nale. Gli inquirenti hanno trovato una sua foto con la divisa dell’Isis. Lui ha provato a difendersi spiegando che proveniva da Raqqa, la città controllat­a dai jihadisti, che faceva il poliziotto con il compito di dirigere il traffico, e che era stato costretto ad affiliarsi all’Isis come tutti a Raqqa.

In Francia, dove oggi si apre la grande conferenza sul clima Cop21, polemiche per l’applicazio­ne dello stato di emergenza in vigore dopo gli attentati. Il ministro dell’Interno Cazeneuve ha annunciato che mille persone sono state respinte alle frontiere. Presidi anche ai confini con l’Italia, con agenti impegnati in controlli a campione sulle auto in entrata. Ancora: 24 militanti ecologisti sono stati posti ai domiciliar­i fino alla fine della conferenza e le sedi di alcune associazio­ni perquisite. «Inaccettab­ile — ha detto Emmanuelle Cosse, segretaria di Europe Ecologie-Les Verts —, chiediamo un controllo parlamenta­re».

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