Francia, frontiere blindate e mille respinti
Fermati 24 ecologisti. Il proprietario di una fabbrica: Salah comprò qui i detonatori. Le armi dall’ex Jugoslavia
Quel ragazzo che un giorno di fine settembre o inizio ottobre stava comprando una decina di detonatori per fuochi artificiali continuava a chiedere se funzionavano davvero, se erano affidabili. Il proprietario della fabbrica di SaintOuen-l’Aumône, a un’ora d’auto da Parigi, pensò che fosse un comportamento un po’ strano e si insospettì, racconta adesso al Parisien, ma non abbastanza da chiamare la polizia. Avvertì le autorità solo il 14 novembre, il giorno dopo gli attentati e i 130 morti, quando riconobbe quel ragazzo nella foto del terrorista Salah Abdeslam ricercato dagli agenti di tutta Europa. La prova che fosse lui gli è arrivata dalla patente, che il terrorista gli aveva lasciato e che era ancora nel suo cassetto. Quei detonatori potrebbero essere serviti per fare esplodere le cinture dei kamikaze.
Salah Abdeslam, l’«ottavo uomo» del commando, colui che potrebbe avere esitato all’ultimo momento rinunciando a farsi saltare, continua la sua fuga. La polizia cerca anche Mohamed Abrini, belgamarocchino di 30 anni, ripreso da una videocamera di sorveglianza di un distributore poco lontano da Parigi l’11 novembre, sull’auto noleggiata da Salah Abdeslam che è servita per commettere le stragi.
Ieri la Germania ha negato il coinvolgimento di un cittadino tedesco sospettato di avere venduto armi ai terroristi, mentre è arrivata la conferma che si tratta di kalashnikov fabbricati nella ex Jugoslavia. Milojko Brzakovic, direttore della fabbrica Zastava nella città serba di Kragujevac, ha dichiarato che quelle armi facevano parte di un lotto di fucili d’assalto M70, una copia migliorata del kalashnikov sovietico, prodotto nell’87-88.
La stretta sulla sicurezza intanto continua in tutta Europa. Alali Faowaw, 30 anni, uno dei due siriani bloccati all’aeroporto di Orio al Serio mentre cercavano di imbarcarsi con passaporti falsi su un aereo per Malta, è stato posto in stato di fermo dalla Procura di Bergamo, e accusato di associazione e arruolamento con finalità di terrorismo anche internazionale. Gli inquirenti hanno trovato una sua foto con la divisa dell’Isis. Lui ha provato a difendersi spiegando che proveniva da Raqqa, la città controllata dai jihadisti, che faceva il poliziotto con il compito di dirigere il traffico, e che era stato costretto ad affiliarsi all’Isis come tutti a Raqqa.
In Francia, dove oggi si apre la grande conferenza sul clima Cop21, polemiche per l’applicazione dello stato di emergenza in vigore dopo gli attentati. Il ministro dell’Interno Cazeneuve ha annunciato che mille persone sono state respinte alle frontiere. Presidi anche ai confini con l’Italia, con agenti impegnati in controlli a campione sulle auto in entrata. Ancora: 24 militanti ecologisti sono stati posti ai domiciliari fino alla fine della conferenza e le sedi di alcune associazioni perquisite. «Inaccettabile — ha detto Emmanuelle Cosse, segretaria di Europe Ecologie-Les Verts —, chiediamo un controllo parlamentare».