Poletti e l’orario in fabbrica «Il modello? La Ducati» La Cgil: si crede Ufo robot
Trasporto pubblico, dopo 7 anni contratto rinnovato
Nel giorno della manifestazione del pubblico impiego il bersaglio è lui: Giuliano Poletti. Al ministro del Lavoro la piazza rimprovera il concetto che formula di non considerare l’orario di lavoro come unico cardine per il calcolo delle retribuzioni. «L’ora-lavoro» sarebbe, insomma, secondo Poletti «un vecchio attrezzo». Prevedibile la reazione dei sindacati. La prima ad attaccare è Susanna Camusso, segretaria generale Cgil. «L’idea» che affiora è quella di un «ministro che non conosce com’è fatto il lavoro e vuole apparire come Ufo robot, per risolvere tutti i problemi. Ma le condizioni non vanno che peggiorando». Il rimprovero della leader Cgil non resta una voce isolata. Tanto più alla luce del fatto che ieri Poletti ha rivendicato la sua idea, portando ad esempio il modello Ducati, un’azienda «dove l’operaio lavora in uno spazio e con dei tempi che non sono dettati da una macchina per cui ogni 30 secondi deve mettere un pezzo», dice il ministro. Aggiungendo: «La Ducati ha fatto un contratto di lavoro con un integrativo veramente interessante, pieno di elementi di innovazione». Ma Poletti agli occhi dei sindacati, sconta anche la fuga in avanti nella fase di complesse trattative sindacali per arrivare a una posizione condivisa sulla riforma delle regole di contrattazione.
A Roma in piazza, a fianco di oltre 30 mila lavoratori del pubblico impiego e della scuola, ci sono pure i segretari generali di Cisl e Uil. Il leader di quest’ultima, Carmelo Barbagallo, rimprovera a Poletti di essere entrato a «gamba tesa sulla questione dei
rinnovi contrattuali e questo non va bene». Il punto secondo il segretario Uil è: «Se dobbiamo discutere seriamente, noi siamo pronti, ma se pensano attraverso slogan giornalistici di fare un attacco ulteriore alla contrattazione per un neo-liberismo selvaggio, hanno sbagliato tempi e modo». L’idea di non assumere nel nuovo contratto di lavoro il parametro di riferimento ora-lavoro viene bocciato anche dalla segretaria generale Uil, Anna Maria Furlan. «È un tema troppo serio per le battute, ci vuole invece un confronto», dice. Specificando che sull’orario di lavoro «questo è legato ai diritti dei lavoratori ed è un tema delicatissimo».
Il fronte sindacale si mostra unito anche sulla questione dei contratti nel pubblico impiego. Un settore dove circa tre milioni di lavoratori attendono un nuovo contratto da sei anni. La manifestazione, indetta da 25 sigle sindacali, muove dal malcontento contro il governo, colpevole di avere stanziato nella legge di Stabilità appena 300 milioni di euro per chi lavora nella pubblica amministrazione. Per la Camusso si tratta di una cifra «insultante». La Furlan la definisce «poco dignitosa». Barbagallo ricorda, invece, che l’esecutivo ignora la sentenza della Corte costituzionale sul blocco dei contratti pubblici. La mobilitazione di ieri sembra, dunque, configurarsi come l’avvertimento di un imminente sciopero, soprattutto, se da parte del governo non arriveranno segnali di disponibilità a negoziare. «Se non si fa il contratto entro l’anno, la prossima manifestazione non sarà né di sabato né di domenica», annuncia Barbagallo. «Se qualcuno pensa che basti aspettare il 15 dicembre per dire che le risorse non ci sono, noi rispondiamo: avete sbagliato i conti, non ci fermerete», avverte Camusso.
Ma la giornata di ieri è contrassegnata anche dal rinnovo del contratto di lavoro del trasporto pubblico locale. Le sigle Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl Fna e Faisa Cisal hanno firmato con le associazioni datoriali l’ipotesi di accordo per il rinnovo. In sintesi, l’aumento medio previsto è di 100 euro nel triennio 2015-2017, a cui va ad aggiungersi una «una tantum» di 600 euro.