Corriere della Sera

Roma, il pensatoio trasversal­e di Rutelli

Da Marchini a Fassina, in tanti dall’ex sindaco: è una dote per il centrosini­stra, se no ci sarà un soggetto civico Il piano di Gabrielli: «Poteri speciali per la Capitale. Io in campo? Me lo hanno chiesto ma non lo farò»

- Ernesto Menicucci

La Leopolda di Francesco Rutelli è in uno spazio eventi dietro via Margutta, la strada degli artisti e degli antiquari, due passi da via del Corso. Dentro, oltre 2 mila persone, un pezzo del Pd, professori, architetti, ambientali­sti, studenti, operatori del sociale, l’attore Massimo Wertmuller che recita Trilussa, il giornalist­a/sceneggiat­ore Andrea Purgatori che conduce.

Tra gli ospiti, c’è anche il prefetto Franco Gabrielli che non si limita ad un intervento di routine. Ma, sollecitat­o dalle domande di Mario Sechi, spazia dai Municipi di Roma, alla governance del Campidogli­o («serve una nuova legge»). A molti, pare quasi un intervento da candidato sindaco, anche se Gabrielli su questo è sempre categorico: «Se mi hanno chiesto di candidarmi? A volte in modo anche affannoso, ma non lo faccio, come lo devo dire?». In platea lo ascoltano i dem Roberto Morassut, Marco Causi, David Sassoli, Lorenza Bonaccorsi, l’ex consiglier­a (e moglie del ministro Dario Franceschi­ni) Michela Di Biase. Ma anche alcuni personaggi che condiviser­o col primo Rutelli sindaco — quello che nel ’93 sconfisse Gianfranco Fini — quel movimento di «rinascita» cittadina dopo lo scandalo Tangentopo­li: l’ex vicesindac­o Walter Tocci, l’allora capo di gabinetto Pietro Barrera, l’ex presidente di Acea Chicco Testa. Poi ci sono gli «esterni»: da Alfio Marchini, che oggi si candida a sindaco «corteggiat­o» da un pezzo di centrodest­ra; o come Stefano Fassina, in campo con «Sinistra italiana».

La «creatura» rutelliana si chiama «La Prossima Roma»: associazio­ne, pensatoio, movimento civico. Due gli obiettivi: formulare proposte e formare una squadra di governo, con Rutelli «allenatore». Perché, come dice lui, «non andrò neppure al voto se chi si candida non si presenta con 100 persone». Ma lui con chi sta? «Questa dote — dice — va al centrosini­stra, se ne fa uno strumento di ripartenza. Altrimenti, queste energie andranno incanalate verso soluzioni civiche». Sembra quasi una «sfida» al Pd romano guidato da Matteo Orfini (assente ieri).

Rutelli prova a fare da «king maker»: «Gli ultimi sindaci sono stati scelti dalla politica. Io stesso venni indicato da Goffredo Bettini perché ero fuori dagli schemi». Un Marino ante«Piano coi paragoni. Io Roma la conoscevo veramente, avendola girata col mio motorino...». E ora? «Non possiamo essere ostaggi dei partiti. Altrimenti avremmo una campagna elettorale molto politicizz­ata: il Pd, le primarie, le alleanze, Berlusconi, Salvini». Non è che vuole candidarsi? «Non ho un tornaconto personale». Con Renzi ha parlato? «Nell’ultima fase di Marino. Ma oggi c’erano molti renziani e molta gente ha lavorato con noi: Paolo Gentiloni, Filippo Sensi, Filippo Bonaccorsi, Roberto Giachetti».

Marchini non parla, ma ascolta: «Non è il momento dei comizi: il civismo deve ossigenare la politica», dice. Gabrielli ci scherza: «Non sono venuto a toglierle niente. Le potrei fare da assessore...». Poi aggiunge: «Non sono residente a Roma, non la posso neppure votare». Battute, per carità: «Non ho fatto endorsemen­t per nessuno», dice il prefetto. Gabrielli evoca Marino: «Ho capito che dare l’assillo al Papa non porta bene...». Ma la vicenda del chirurgo che guidò il Campidogli­o pare ormai il passato.

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Roma L’ex sindaco Francesco Rutelli con l’ex consiglier­e Alfio Marchini ai lavori della «Prossima Roma» ( Benvegnù /Guaitoli)

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