Corriere della Sera

Sentenze e correnti Il «video processo» alle inefficien­ze della magistratu­ra

- Dino Martirano

Dopo tante trasmissio­ni sulla corruzione e sullo Stato divorato da un ceto politicobu­rocratico talvolta famelico che teme solo la polizia giudiziari­a, stavolta Report di Milena Gabanelli (stasera in prima serata su Raitre) punta le telecamere su chi conduce inchieste e processi. La puntata curata da Claudia Di Pasquale, «La giusta causa», mette, per così dire, sul banco degli imputati giudici e pubblici ministeri, consiglier­i di Cassazione e presidenti di sezione della Suprema Corte, laici e togati del Consiglio superiore della magistratu­ra. Per la prima volta, la trasmissio­ne d’inchiesta ammiraglia della Rai si avventura su un terreno minato cosparso di sentenze paradossal­i e contraddit­torie, di dati sconfortan­ti sull’efficienza degli uffici giudiziari, di consuetudi­ni correntizi­e che a Palazzo dei Maresciall­i scandiscon­o le progressio­ni di carriera ai vertici di procure e tribunali. Come banco di prova per misurare equità e tempestivi­tà del sistema giustizia, Report sceglie un terreno facile, comprensib­ile a tutti: cioè le «sentenze paradossal­i» che in tema di licenziame­nti hanno fin qui stabilito tutto e il contrario di tutto. La carrellata offre il dipendente siciliano di Auchan reintegrat­o dalla Cassazione nonostante lavorasse in nero durante un periodo di malattia; la cardiologa milanese reintegrat­a dai giudici supremi anche se in malattia (per coliche addominali recidivant­i) partecipar­e come soprano alla puntata dei «Fatti vostri»; il conduttore Rai reintegrat­o al suo posto nonostante avesse tentato di assumere sua moglie in trasmissio­ne; il

dirigente scolastico del Trevigiano reintegrat­o dopo essersi messo in tasca 197 mila euro di fondi pubblici. Sull’altro piatto della bilancia, i licenziame­nti confermati dal giudice del lavoro, Report propone il dipendente di un centro commercial­e che ci ha rimesso il posto perché in malattia aveva sostituito un amico per pochi minuti; l’operaio di Fincantier­i mandato a casa per essersi appropriat­o di un dischetto metallico da 16 euro mentre 5 ladri di merendine sono stati reintegrat­i in un supermarke­t ligure. Sui licenziame­nti — al netto del Jobs act che limita le tutele ex articolo 18 solo a 9 milioni di vecchi assunti — la Cassazione può sentenziar­e tutto e il contrario di tutto. «E un fatto fisiologic­o — spiega a Report Giorgio Santacroce, primo presidente della Cassazione — perché tanto più aumentano i ricorsi tanto più aumentano le possibilit­à di contrasto». E se l’Italia è campione di ricorsi in Cassazione (100 mila l’anno, contro i 100 della Gran Bretagna), bisognereb­be capire bene come vengono organizzat­i gli uffici giudiziari. Su questa domanda Report entra nel cuore del Csm, l’organo di autogovern­o della magistratu­ra, che tutto dispone su carriere, trasferime­nti e disciplina­re. Così i consiglier­i in carica interpella­ti (Zanettin, Balduzzi, Morgini, Fracassi, Balducci, Pontecorvo, San Giorgio) sono costretti a giocare in difesa. Mentre il vice presidente Giovanni Legnini, che ha lasciato il segno proprio con un intervento sul Corriere della Sera sulle ricadute economiche delle decisioni del giudice, la mette così: «Il giudice ha bisogno di una formazione continua interdisci­plinare... ha bisogno di specializz­azione, di coltivare cultura dell’organizzaz­ione...». Ma qui si entra in un ambito che forse merita altre puntate. Non solo di Report.

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La Corte L’inchiesta di Report mette in luce le contraddiz­ioni nelle sentenze della Cassazione

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