Sentenze e correnti Il «video processo» alle inefficienze della magistratura
Dopo tante trasmissioni sulla corruzione e sullo Stato divorato da un ceto politicoburocratico talvolta famelico che teme solo la polizia giudiziaria, stavolta Report di Milena Gabanelli (stasera in prima serata su Raitre) punta le telecamere su chi conduce inchieste e processi. La puntata curata da Claudia Di Pasquale, «La giusta causa», mette, per così dire, sul banco degli imputati giudici e pubblici ministeri, consiglieri di Cassazione e presidenti di sezione della Suprema Corte, laici e togati del Consiglio superiore della magistratura. Per la prima volta, la trasmissione d’inchiesta ammiraglia della Rai si avventura su un terreno minato cosparso di sentenze paradossali e contraddittorie, di dati sconfortanti sull’efficienza degli uffici giudiziari, di consuetudini correntizie che a Palazzo dei Marescialli scandiscono le progressioni di carriera ai vertici di procure e tribunali. Come banco di prova per misurare equità e tempestività del sistema giustizia, Report sceglie un terreno facile, comprensibile a tutti: cioè le «sentenze paradossali» che in tema di licenziamenti hanno fin qui stabilito tutto e il contrario di tutto. La carrellata offre il dipendente siciliano di Auchan reintegrato dalla Cassazione nonostante lavorasse in nero durante un periodo di malattia; la cardiologa milanese reintegrata dai giudici supremi anche se in malattia (per coliche addominali recidivanti) partecipare come soprano alla puntata dei «Fatti vostri»; il conduttore Rai reintegrato al suo posto nonostante avesse tentato di assumere sua moglie in trasmissione; il
dirigente scolastico del Trevigiano reintegrato dopo essersi messo in tasca 197 mila euro di fondi pubblici. Sull’altro piatto della bilancia, i licenziamenti confermati dal giudice del lavoro, Report propone il dipendente di un centro commerciale che ci ha rimesso il posto perché in malattia aveva sostituito un amico per pochi minuti; l’operaio di Fincantieri mandato a casa per essersi appropriato di un dischetto metallico da 16 euro mentre 5 ladri di merendine sono stati reintegrati in un supermarket ligure. Sui licenziamenti — al netto del Jobs act che limita le tutele ex articolo 18 solo a 9 milioni di vecchi assunti — la Cassazione può sentenziare tutto e il contrario di tutto. «E un fatto fisiologico — spiega a Report Giorgio Santacroce, primo presidente della Cassazione — perché tanto più aumentano i ricorsi tanto più aumentano le possibilità di contrasto». E se l’Italia è campione di ricorsi in Cassazione (100 mila l’anno, contro i 100 della Gran Bretagna), bisognerebbe capire bene come vengono organizzati gli uffici giudiziari. Su questa domanda Report entra nel cuore del Csm, l’organo di autogoverno della magistratura, che tutto dispone su carriere, trasferimenti e disciplinare. Così i consiglieri in carica interpellati (Zanettin, Balduzzi, Morgini, Fracassi, Balducci, Pontecorvo, San Giorgio) sono costretti a giocare in difesa. Mentre il vice presidente Giovanni Legnini, che ha lasciato il segno proprio con un intervento sul Corriere della Sera sulle ricadute economiche delle decisioni del giudice, la mette così: «Il giudice ha bisogno di una formazione continua interdisciplinare... ha bisogno di specializzazione, di coltivare cultura dell’organizzazione...». Ma qui si entra in un ambito che forse merita altre puntate. Non solo di Report.