Corriere della Sera

Le idee nate dagli odori

Cercare la risposta ai dilemmi morali e scoprire i profumi che influenzan­o il nostro cervello

- Di Anna Meldolesi

Fate processare a un computer dei dati e il risultato sarà sempre lo stesso. Che piova o splenda il sole, che si trovi in riva al mare oppure dentro a quattro mura. Il cervello no, può elaborare giudizi diversi se nell’aria c’è profumo di primavera o un cattivo odore. La differenza più eclatante fra l’oggetto che abbiamo dentro la scatola cranica e quello che teniamo in ufficio è proprio questa: il cervello ha un corpo, si lascia influenzar­e dai sensi anche a nostra insaputa, il computer no. Per provarlo partecipo alle ricerche sul ruolo delle emozioni nel decision making svolte dal gruppo di Raffaella Rumiati della Sissa di Trieste. In quest’ultima tappa del mio viaggio-inchiesta nel mondo delle neuroscien­ze passerò un’ora e mezza a rispondere a domande angosciose, mentre mi scansionan­o il cervello, sottoposta a stimoli di cui non sono consapevol­e.

La macchina per la risonanza magnetica funzionale si trova all’ospedale Santa Maria della Misericord­ia di Udine. Mi sdraio sul lettino, tappi e cuffie per le orecchie attutirann­o il rumore delle scansioni. Una specie di casco mi tiene ferma la testa, degli occhialini mi consentira­nno di leggere le istruzioni per svolgere i compiti. Nelle narici ho delle cannule che serviranno a erogare sostanze odorose. Sono la prima persona a testare questo dispositiv­o detto olfattomet­ro durante la risonanza magnetica. Con le dita della mano destra posso premere dei pulsanti e scegliere tra le possibili opzioni: questo o quello, sì o no. Nella mano sinistra stringo una pompetta da schiacciar­e nel caso mi venisse un attacco di panico. Non soffro di claustrofo­bia, per fortuna, ma qualche pensiero tetro arriva lo stesso mentre sto lì chiusa e sola, immobile. Per prima cosa la macchina fa una scansione stazionari­a del mio cervello a riposo. Poi questa rappresent­azione statica verrà confrontat­a con le immagini delle mie aree cerebrali alle prese con le decisioni dell’esperiment­o. L’emoglobina ha proprietà magnetiche diverse quando è ossigenata, perciò è possibile capire in quali zone si verifica un incremento del flusso sanguigno correlato all’attività neurale e tradurre i dati in mappe colorimetr­iche con l’aiuto di complesse procedure matematich­e e statistich­e. È così che nascono le foto dei cervelli in azione.

Il primo esperiment­o riguarda la valutazion­e dei rischi alimentari. Paolo Garlasco mi spiega che c’è stato un incidente nucleare, le falde acquifere sono contaminat­e e bisogna scegliere gli alimenti da acquistare cercando di minimizzar­e i contaminan­ti e massimizza­re le calorie. Compro cioccolata e altri cibi confeziona­ti. Da dove arriverann­o queste banane? So cosa fare ma mi accorgo di compiere anche scelte irrazional­i, che sarebbero bocciate da una valutazion­e a sangue freddo del rischio.

Sono ancora lì sdraiata e immobile, quando inizia l’esperiment­o sui dilemmi morali. Me ne vengono proposte innumerevo­li varianti in cui sono chiamata a compiere scelte drammatich­e. Sono un soldato e per evitare che il mio compagno ferito venga torturato dal nemico posso ucciderlo, lo faccio o no? Sì. Ora sono nascosta, il pianto di un neonato rischia di rivelare la nostra posizione e ci farà morire tutti. Lo soffoco? No. Gli scenari catastrofi­ci si susseguono a ritmo incalzante: ora sono nel caveau di una banca

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