Le idee nate dagli odori
Cercare la risposta ai dilemmi morali e scoprire i profumi che influenzano il nostro cervello
Fate processare a un computer dei dati e il risultato sarà sempre lo stesso. Che piova o splenda il sole, che si trovi in riva al mare oppure dentro a quattro mura. Il cervello no, può elaborare giudizi diversi se nell’aria c’è profumo di primavera o un cattivo odore. La differenza più eclatante fra l’oggetto che abbiamo dentro la scatola cranica e quello che teniamo in ufficio è proprio questa: il cervello ha un corpo, si lascia influenzare dai sensi anche a nostra insaputa, il computer no. Per provarlo partecipo alle ricerche sul ruolo delle emozioni nel decision making svolte dal gruppo di Raffaella Rumiati della Sissa di Trieste. In quest’ultima tappa del mio viaggio-inchiesta nel mondo delle neuroscienze passerò un’ora e mezza a rispondere a domande angosciose, mentre mi scansionano il cervello, sottoposta a stimoli di cui non sono consapevole.
La macchina per la risonanza magnetica funzionale si trova all’ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine. Mi sdraio sul lettino, tappi e cuffie per le orecchie attutiranno il rumore delle scansioni. Una specie di casco mi tiene ferma la testa, degli occhialini mi consentiranno di leggere le istruzioni per svolgere i compiti. Nelle narici ho delle cannule che serviranno a erogare sostanze odorose. Sono la prima persona a testare questo dispositivo detto olfattometro durante la risonanza magnetica. Con le dita della mano destra posso premere dei pulsanti e scegliere tra le possibili opzioni: questo o quello, sì o no. Nella mano sinistra stringo una pompetta da schiacciare nel caso mi venisse un attacco di panico. Non soffro di claustrofobia, per fortuna, ma qualche pensiero tetro arriva lo stesso mentre sto lì chiusa e sola, immobile. Per prima cosa la macchina fa una scansione stazionaria del mio cervello a riposo. Poi questa rappresentazione statica verrà confrontata con le immagini delle mie aree cerebrali alle prese con le decisioni dell’esperimento. L’emoglobina ha proprietà magnetiche diverse quando è ossigenata, perciò è possibile capire in quali zone si verifica un incremento del flusso sanguigno correlato all’attività neurale e tradurre i dati in mappe colorimetriche con l’aiuto di complesse procedure matematiche e statistiche. È così che nascono le foto dei cervelli in azione.
Il primo esperimento riguarda la valutazione dei rischi alimentari. Paolo Garlasco mi spiega che c’è stato un incidente nucleare, le falde acquifere sono contaminate e bisogna scegliere gli alimenti da acquistare cercando di minimizzare i contaminanti e massimizzare le calorie. Compro cioccolata e altri cibi confezionati. Da dove arriveranno queste banane? So cosa fare ma mi accorgo di compiere anche scelte irrazionali, che sarebbero bocciate da una valutazione a sangue freddo del rischio.
Sono ancora lì sdraiata e immobile, quando inizia l’esperimento sui dilemmi morali. Me ne vengono proposte innumerevoli varianti in cui sono chiamata a compiere scelte drammatiche. Sono un soldato e per evitare che il mio compagno ferito venga torturato dal nemico posso ucciderlo, lo faccio o no? Sì. Ora sono nascosta, il pianto di un neonato rischia di rivelare la nostra posizione e ci farà morire tutti. Lo soffoco? No. Gli scenari catastrofici si susseguono a ritmo incalzante: ora sono nel caveau di una banca