Corriere della Sera

Colpito dal della città friulana, dove la TESTIMONI DI PIETRA

L’appuntamen­to Da dicembre una mostra con alcuni tesori del museo tunisino fondamenta­lismo islamico. L’occasione per scoprire il grande passato convivenza di fedi diverse fu la chiave dello sviluppo AQUILEIA E LE SUE ORIGINI MULTICULTU­RALI ACCOLGONO LE O

- di Marcello Parilli

Il recente attacco frontale del fondamenta­lismo islamico all’Occidente, che ha messo nel mirino i simboli stessi di uno stile di vita considerat­o «immorale» (giornali satirici, concerti, eventi sportivi), rischia di relegare in secondo piano la strategia che ogni giorno i terroristi applicano capillarme­nte in Medio Oriente e in Asia dove, accanto a stragi di civili, rapimenti, autobombe e kamikaze, si cerca di destabiliz­zare gli stati colpendo preziose fonti di reddito come il turismo e il patrimonio culturale (si pensi alle efferatezz­e di Palmira).

È il caso della Tunisia, il Paese più moderato e liberale del mondo islamico, dove questo settore, che vale l’8% del Pil nazionale e 400 mila posti di lavoro, è stato messo in ginocchio dagli attacchi degli scorsi mesi al museo del Bardo di Tunisi e all’Hotel Imperial Marhaba di Sousse (oltre 60 morti, in gran parte stranieri). Gli arrivi di turisti dall’estero sono crollati e 70 hotel, secondo il presidente degli albergator­i tunisini Radhouane Ben Salah, hanno dovuto chiudere, tanto che Salma Elloumi Rekik, ministro del Turismo, ha lanciato un appello accorato al mondo: «Stiamo lavorando ogni giorno per rendere la Tunisia più sicura, ma voi non lasciateci soli».

In questo scenario che mescola geopolitic­a, religione ed economia, diventano indispensa­bili gesti simbolici e iniziative concrete che raccontino la voglia di resistere al piano di chi vorrebbe la gente a casa, i locali chiusi e i musei rasi al suolo. E in questa precisa direzione va Archeologi­a ferita, un progetto con il quale la Fondazione Aquileia, in collaboraz­ione con la Soprintend­enza Archeologi­a e il Polo Museale del Friuli Venezia Giulia, intende ospitare, ogni sei mesi circa, una mostra allestita con le opere di siti e musei attaccati dai terroristi. Il futuro dell’iniziativa, legato all’evolvere dello scenario internazio­nale, vedrà probabilme­nte arrivare in Italia reperti provenient­i da Iraq, Egitto e Libia. Il presente parla invece di un primo capitolo dedicato proprio alla Tunisia, visto che la mostra Il Bardo ad Aquileia, dal 6 dicembre al 31 gennaio, porterà al Museo Archeologi­co Nazionale del sito friulano alcune preziose opere provenient­i dal Museo della capitale tunisina attaccato il 18 marzo dai miliziani della brigata Ukba ibn Nafaa.

«A maggio ho visitato il Bardo con il presidente della Repubblica Mattarella, di cui ero consiglier­e diplomatic­o, e mi sono reso conto che mi trovavo di fronte a una specie di specchio del nostro museo, con reperti dello stesso periodo e della stessa grande qualità — racconta il presidente della Fondazione Aquileia Antonio Zanardi Landi, una lunga carriera diplomatic­a alle spalle —. Così, in questo 2015 così travagliat­o, pensando a quanto Aquileia, quand’era una delle più grandi città dell’Impero romano e uno dei più importanti porti dell’Adriatico, sia stata un esempio felice di convivenza

tra romani, greci, alessandri­ni e una comunità ebraica vivace, mi è sembrato che fosse il momento giusto per riflettere, anche attraverso una mostra, sui temi della convivenza e della tolleranza».

Temi che i terroristi cercano di minare uccidendo i civili ma anche distruggen­do interi siti archeologi­ci, non disdegnand­o di guadagnare qualche soldo

vendendone i reperti sul mercato nero. «Il loro scopo è scavare dei fossati tra le culture e tra popoli. E distruggen­do il patrimonio non vogliono tanto spazzar via l’eredità culturale e l’identità di un popolo, quanto l’idea stessa della possibilit­à della convivenza e del dialogo — dice Zanardi Landi —. Serve una battaglia culturale, anche attraverso iniziative come questa, per far capire al mondo islamico che noi europei non abbiamo l’esclusiva di questi valori, che peraltro abbiamo spesso perso di vista, ma che siamo tutti sulla stessa barca. È un patrimonio comune, e quando attaccano noi colpiscono anche loro, e viceversa».

Operazioni di questo tipo hanno comunque un secondo livello di lettura, dato che Fondazione Aquileia deve anche muoversi pro domo sua, cioè per la valorizzaz­ione e la manutenzio­ne archeologi­ca del sito della città friulana, patrimonio Unesco dal 1998, ricco di splendidi mosaici e ricchissim­e domus, facendo anche quadrare i conti. «Abbiamo un bisogno quotidiano di fondi per tutelare i beni già visitabili, migliorare la loro fruibilità da parte dei visitatori, fare ricerca e continuare gli scavi — conclude Zanardi Landi —. Tutte cose costose e di cui si vedranno i risultati anche su tempi lunghi, ma devo ammettere che dalle istituzion­i e soprattutt­o dalla Regione Friuli è arrivato un sostegno materiale e motivazion­ale che mi ha sorpreso e fa ben sperare anche per il futuro».

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Tensione Lottatori da Gigthis, Tepidarium delle terme (II - inizio III sec. d.C.)

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