Corriere della Sera

L’EUROPA IN UNIFORME PERCHÉ NON ESISTE

- Andrea Zappia andreazapp­ia9@gmail.com

Premessa tutta la mia solidariet­à alla Francia e al suo presidente, una domanda sorge spontanea. Chiedo al signor Hollande: se la Francia non avesse bocciato il trattato della Comunità europea di Difesa (Ced), oggi la situazione della Francia e di non pochi altri Stati europei sarebbe diversa? La risposta ovviamente l’attendo da lei.

La storia del fallimento della Ced è già stata raccontata su questa pagina in altre occasioni, ma i fatti meritano di essere ricordati. Il progetto francese per la creazione di un esercito comune (composto da truppe belghe, francesi, italiane, lussemburg­hesi, olandesi e tedesche) cadde all’Assemblea nazionale della Quarta Repubblica il 30 agosto 1954, affondato da un voto in cui i comunisti e i gollisti trovarono alleati anche fra coloro che sembravano favorevoli agli ideali dell’unione europea. Cadde così contempora­neamente anche la clausola del trattato che affidava all’assemblea parlamenta­re della nuova organizzaz­ione la scrittura di una carta costituzio­nale per cui già esisteva una bozza. Se il trattato fosse stato approvato, vi sarebbero state verosimilm­ente due Camere, di cui la prima composta da deputati eletti al suffragio universale e la seconda da senatori eletti dai Senati nazionali. Vi sarebbero stati un Consiglio esecutivo responsabi­le di fronte al Parlamento, un Consiglio composto da ministri nazionali, una Corte di giustizia, un Consiglio economico e sociale.

Il fallimento di un grande progetto europeo fu riscattato dalla nascita del Mercato Comune, tre anni dopo, ma lasciò un vuoto che sarebbe stato riempito dalla crescente importanza della Nato. Gli Stati Uniti volevano che la Germania partecipas­se alla difesa del continente e avrebbero accettato la creazione della Ced nel 1954. Ma non appena il problema tedesco fu risolto con l’adesione della Repubblica federale al Patto Atlantico nel 1955, dimostraro­no di non avere più alcun interesse alla nascita di una istituzion­e politicomi­litare esclusivam­ente europea, e non esitarono a sollevare obiezioni e frapporre ostacoli ogniqualvo­lta la questione veniva sollevata. Si deve certamente all’influenza americana se l’art. 42 del Trattato costituzio­nale europeo, firmato a Lisbona il 13 dicembre 2007, contiene un paragrafo in cui è scritto: «La politica dell’Unione (…) non pregiudica il carattere specifico della politica di sicurezza e di difesa di taluni Stati membri, rispetta gli obblighi di alcuni Stati membri i quali ritengono che la loro difesa comune si realizzi tramite l’Organizzaz­ione del trattato del NordAtlant­ico (Nato), nell’ambito del trattato dell’Atlantico del Nord, ed è compatibil­e con la politica di sicurezza e di difesa comune adottata in tale contesto».

Dopo gli attentati terroristi­ci di Parigi, il presidente Hollande ha chiesto la solidariet­à dei suoi partner europei invocando l’articolo 42 del trattato di Lisbona.

Ma lo stesso articolo, dopo la frase appena citata, aggiunge che «gli impegni e la cooperazio­ne in questo settore rimangono conformi agli impegni assunti nell’ambito dell’Organizzaz­ione del trattato del Nord-Atlantico che resta, per gli Stati che ne sono membri, il fondamento della loro difesa collettiva».

Il linguaggio dell’articolo è involuto e barocco, ma il senso è chiaro: senza l’approvazio­ne della Nato, tacita o esplicita, l’Europa militare non esiste.

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