Corriere della Sera

L’utilità del digitale per proteggere le città

- Di Danilo Taino Statistics Editor

Non è solo questione di più polizia nelle strade e di controllo dei possibili focolai di terrorismo. Nemmeno solo di bombe su Daesh o scarponi militari nella sabbia. Un approccio meno eclatante, ma probabilme­nte decisivo, alla sicurezza in tempo di possibili attentati è l’uso massiccio del Big Data, dell’elaborazio­ne organizzat­a delle informazio­ni che la realtà digitale mette a disposizio­ne. Soprattutt­o nelle città, dove i rischi sono maggiori. Lo Stockholm Internatio­nal Peace Institute (Sipri) — uno dei centri di analisi sulla sicurezza più prestigios­i — sta conducendo uno studio dettagliat­o proprio sulla sicurezza delle città e sottolinea che la digitalizz­azione urbana e il suo uso trasparent­e ne sono elementi essenziali. Sipri nota che nel 1900 solo il 10% della popolazion­e mondiale viveva in città. Oggi questa quota è superiore al 50% e si prevede che arriverà al 75% nel 2050. Si tratta di aggregati urbani sempre più complessi. Oggi ci sono nel mondo 250 milioni di persone che vivono fuori dal Paese in cui sono nate e la gran parte di queste vive in una città. Ciò crea tensioni tra le diverse comunità e problemi seri dal punto di vista della sicurezza. Sia per quel che riguarda la vita quotidiana sia dal punto di vista della distruzion­e che le tensioni, per non dire gli atti di terrorismo, comportano per l’economia e il benessere globali. Le tendenze demografic­he indicano che è ormai l’aggregato urbano il cuore dello sviluppo e della crescita. Uno studio McKinsey sostiene che la spina dorsale dell’economia del mondo non sono più 200 Paesi ma 600 grandi città. Proteggerl­e è fondamenta­le. A parte i metodi tradiziona­li di sicurezza, la digitalizz­azione urbana sarà essenziale per disporre di informazio­ni utili a conoscere la realtà e a prevenire le crisi. Non tanto lo spionaggio, che è altro problema, ma — sostiene il direttore del programma di sicurezza europea di Sipri, Ian Anthony — lo studio delle tendenze e della realtà cittadina in modo articolato, grazie alla raccolta dei dati già disponibil­i ( data harvesting) derivabili da ogni piattaform­a digitale o attraverso ricerche appositame­nte disegnate, ad esempio l’uso di strumenti di localizzaz­ione ( data mining). I cittadini dovranno essere informati di queste attività e garantiti contro il loro utilizzo improprio: il Big Data urbano, però, sarà fondamenta­le nella prevenzion­e e nella sconfitta del terrorismo.

@danilotain­o

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