Scelta sbagliata, Vettel parte dalla coda Mercedes, sgambetto politico alla Rossa
Rosberg in pole a Abu Dhabi, alle sue spalle Hamilton e Raikkonen, Sebastian 16°
Sbattuto fuori subito, per una scelta sbagliata: «Alza il piede, ce la facciamo anche così». Calcolo errato. No, non andava affatto bene e adesso Sebastian Vettel, out già nel Q1 e cacciato in fondo alla griglia (16° posto) del Gp della grande speranza, prova a fare buon viso a cattivo gioco: «Un piccolo errore comporta grandi conseguenze: partire dalla coda è una bella sfida». Sarà l’aria di Abu Dhabi, evidentemente. Sulla pista del famoso errore che nel 2010 costò il Mondiale a Fernando Alonso, su un tracciato per il Cavallino baciato più dalla sfortuna che dalle gioie, la Ferrari combina un pasticcio che rappresenta un déjà vu ma che cade nel momento peggiore, posto che al duello nel deserto si affidava la pretesa di battere la Mercedes per la quarta volta nell’annata. Per la verità la chance non è evaporata — Kimi Raikkonen è 3° ed è motivato: «La macchina va bene» —, ma un conto è iniziare l’attacco con una punta e un altro con due.
Avanti con i fatti, detto che la pole di Abu Dhabi è andata a Nico Rosberg (la 6ª di fila) su Lewis Hamilton, incappato in scelte d’assetto infelici. Sulle prime si è pensato a un guasto, invece è tutto molto più lineare. Posto che Raikkonen aveva blindato la promozione con le gomme morbide, Vettel, alle spalle di Kimi ma in una zona apparentemente tranquilla, è stato tenuto in stand-by nel box. Poi è stato fatto uscire con le supersoft, però nel giro lanciato gli è stato consigliato di abortire il tentativo. Valutazione: la Manor che aveva in vista l’avrebbe disturbato, sarebbe rimasto comunque qualificato con il tempo ottenuto con le soft e infine avrebbe risparmiato un treno di gomme. Invece è arrivata la bastonata: Maldonado, l’ultimo a scavalcarlo, l’ha beffato per 12 millesimi. Così mentre la Mercedes inseguirà due record (doppiette e punti in una stagione), Vettel inseguirà se stesso. Nel 2012, partito ultimo con la Red Bull, aveva acchiappato il podio. E quest’anno, in Canada, aveva aggiustato (5°) la pessima qualifica (16° anche lì). Insomma, si può fare: «Abu Dhabi non è come a Montecarlo, dove non si sorpassa — scherza Seb —; ho tante macchine davanti, ma sono meno veloci della mia».
Caliamo il sipario? No. La Mercedes sta tentando di sgambettare la Rossa pure sul piano politico: ha chiesto alla Fia un chiarimento sulle collaborazioni con altri team, sostenendo che il regolamento tecnico ha zone grigie. Non si fanno nomi, ma il riferimento è alla Ferrari, alla sua galleria del vento e alla Haas, scuderia Usa legata a Maranello che debutterà nel 2016. La prima cosa buffa è che la Fia ha demandato la risposta — entro oggi — agli steward (è come se nel calcio l’arbitro fosse coinvolto in un giudizio sulle norme); la seconda è che quando sono i team inglesi a fare le furbate, va tutto bene («Ma noi — precisano alla Ferrari — siamo stati trasparenti»); la terza è che la Mercedes da un lato si allea con il Cavallino sulla difesa dei motori ibridi e dall’altro prova a silurarlo. Cose da F1, un mondo malato.