Terapia con antistaminici Nuovi farmaci riservati solo ai casi più refrattari
Nello studio “Convivere con l’orticaria cronica”, realizzato dalla Fondazione ISTUD e presentato all’ultimo Convegno Europeo di Dermatologia, a Copenaghen, i malati narrano la fat i ca nel trovare terapie adeguate e medici specializzati per questa patologia spesso sottovalutata.
Il principale miglioramento della qualità delle cure potrebbe però essere conseguito, senza alcun costo aggiuntivo, stabilendo un rapporto medicopaziente più profondo e più “empatico”.
«La terapia ha lo scopo di curare aromi o conservanti) o a farmaci, o se deriva invece da un’allergia alimentare».
In base alla causa si decide come procedere. «Le cure esistono e sono efficaci — continua Massimo Triggiani, professore Associato di Allergologia e Immunologia Clinica all’Università di Salerno —. Per circa sei pazienti su dieci la terapia si basa sugli antistaminici: dosaggio e durata della cura vengono prescritti in base all’intensità del disturbo. Se quando si interrompono i farmaci le lesioni cutanee si ripresentano si deve ricominciare e continuare per un periodo più lungo».
Circa il 40 per cento dei pazienti però non risponde alla cura standard con questi farmaci. «Secondo le linee guida, in questi casi, si può aumentarne il dosaggio fino a quadruplicarlo — prosegue Triggiani — ma bisogna fare attenzione agli effetti collaterali, primo fra tutti la sonnolenza. Lo scorso agosto è stato approvato in Italia un nuovo farmaco (omalizumab) utilizzabile nelle forme croniche che non rispondono ad altri trattamenti e che, legandosi alle immunoglobuline E (IgE), è in grado di ridurre le reazioni cutanee indotte da istamina e di migliorare in modo significativo prurito, pomfi e qualità della vita».
Viene somministrato sottocute in ospedale una volta al mese: spesso l’orticaria scompare già dopo la prima iniezione. Si ripete la cura, fino a un massimo di sei mesi.