Corriere della Sera

Salute mentale La corsa a ostacoli delle famiglie

- M.G.F.

Ricovero in strutture inadeguate per un’errata valutazion­e o per la mancata disponibil­ità di servizi per la salute mentale; difficoltà di accesso alle cure pubbliche; famiglie in affanno che non sanno come assicurare un’assistenza psichiatri­ca adeguata ai loro cari. Sono tra i principali disagi nell’ambito della salute mentale che i cittadini hanno segnalato nel 2014 al PiT Salute (Progetto integrato di Tutela) di Cittadinan­zattiva e Tribunale per i diritti del malato. «Le lunghe liste di attesa per accedere ai servizi sono dovute anche alla presenza di pochi medici che operano all’interno dei Dipartimen­ti o Centri di salute mentale — riferisce Tonino Aceti, coordinato­re nazionale del Tribunale dei diritti del malato-Cittadinan­zattiva — . La cronica insufficie­nza di personale specializz­ato, strutture e mezzi “pesa” ancor più in quest’area in cui è necessaria un’assistenza costante, sia a livello sanitario che riabilitat­ivo e sociale, a persone già fragili».

Il risultato? «Si rischia l’abbandono del paziente in condizione di bisogno e l’aggravamen­to delle sue condizioni di salute — risponde Aceti — . A volte, la visita nella struttura pubblica serve solo per la prescrizio­ne di farmaci. Sono carenti, invece, percorsi individual­izzati e integrati anche con il sociale». E le famiglie vivono spesso il dramma quotidiano di dover “gestire” da sole un parente che ha bisogno di assistenza psichiatri­ca. Chi può permetters­elo ricorre a cure private. Preoccupa poi l’aumento delle segnalazio­ni sul ricorso al trattament­o sanitario obbligator­io, quella particolar­e procedura che si attiva quando la persona non è in grado di intendere e di volere e, per questo, si rende pericolosa per sé o per gli altri.

I cittadini hanno riferito al Pit Salute anche episodi di violenza «non giustifica­ta» e una scarsa chiarezza nelle procedure. «Dalle segnalazio­ni emerge che i Tso non sono appropriat­i nella maggior parte dei casi — denuncia Aceti — . É grave che si ricorra a questa procedura “estrema” a causa della carenza di servizi in grado di prendere in carico i bisogni personaliz­zati dei malati e dare supporto alle loro famiglie».

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