Corriere della Sera

Servizi in molti casi aperti a orari ridotti in settimana; rari i percorsi di diagnosi, terapia e assistenza

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Sono note dolenti quelle evidenziat­e dal censimento nazionale sulle strutture pubbliche o convenzion­ate deputate alla diagnosi e al trattament­o di disturbi cognitivi e demenze, realizzato dall’Istituto Superiore di Sanità.

Oltre a individuar­e i centri disponibil­i sul territorio, l’indagine ha approfondi­to alcune loro caratteris­tiche. È così risultato che in un caso su 5, i Centri per la diagnosi e il trattament­o di disturbi cognitivi e demenze (Cdcd) – previsti dal «Piano Nazionale Demenze» in vigore da gennaio – sono aperti solo un giorno alla settimana.

«É lo stesso dato registrato una decina di anni fa per le Unità di valutazion­e Alzheimer nell’ambito del progetto CRONOS — commenta Nicola Vanacore, ricercator­e dell’Istituto di Sanità — . In pochi centri, poi, sono stati attivati i percorsi assistenzi­ali per i pazienti».

Dal censimento emerge, inoltre, che i neurologi sono presenti in 6 Cdcd su 10, i geriatri in 1 su 2, gli psichiatri in meno

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