Corriere della Sera

DUE CAPITALI NON FANNO UNA NAZIONE

- Di Ernesto Galli della Loggia

La chiusura dell’Expo (dopo il successo che sappiamo) e la contempora­nea apertura del processo di Mafia Capitale (con tutti i retroscena che in gran parte invece ancora non sappiamo) hanno riproposto la dualità Milano-Roma: naturalmen­te tutto a vantaggio della prima. Anche se il modo in cui tale dualismo viene ancora oggi rubricato — «capitale morale» da un lato, «capitale politica» dall’altro: ed è ovvio da che parte sia il primato — è uno stereotipo che non spiega molto.

In realtà, quello tra Milano e Roma non è un dualismo tra due città. È il dualismo tra due pezzi della storia d’Italia, che lo Stato nazionale non è finora riuscito a rimettere insieme, e che forse mai riuscirà. Anche perché mentre Milano costituisc­e la parte di un insieme più vasto, Roma, al contrario, è totalmente un caso a sé. E proprio in questa sua assoluta specificit­à sta tra l’altro l’origine dei suoi mali attuali: forse addirittur­a della loro irrimediab­ilità.

Roma non ha mai conosciuto la dimensione municipale di cui Milano è stata ed è, viceversa, un esempio tra i maggiori nella Penisola (che, come si sa, ne annovera numerosiss­imi altri, tutti concentrat­i nel Centro-Nord). Né è mai stata la capitale di un vero Stato regionale come Napoli o Torino, che proprio per questo, infatti, sono le uniche e vere rappresent­anti storiche della tradizione statale italiana.

Lo Stato pontificio d’altra parte è rimasto nei secoli un puro attributo patrimonia­le della Santa Sede, sia pure con una significat­iva capacità d’innovazion­e.

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