Corriere della Sera

Ue esclusa dai colloqui per la pace

- di Francesco Battistini

Maledetta etichetta. Il premier israeliano Bibi Netanyahu l’aveva promesso e passate tre settimane, un ritardo dovuto all’emergenza europea sul fronte terrorismo, ha consumato la sua prima, piccola vendetta: escludere l’Unione Europea da ogni colloquio e negoziato futuro sul processo di pace coi palestines­i. Verranno sospesi i «contatti diplomatic­i» con le istituzion­i europee coinvolte nel processo di pace, anche se verranno mantenuti quelli bilaterali coi Paesi di maggior peso nel dialogo con Ramallah: Germania, Francia e Gran Bretagna (il comunicato non cita l’Italia). Questo significa che dai tavoli verrà tolta solo la bandiera stellata dell’Europa, non certo quella d’interlocut­ori preziosi che storicamen­te vi partecipan­o. Si esclude inoltre che vengano toccati dalla sospension­e i progetti di cooperazio­ne, sia quelli europei che quelli dei singoli Stati. Lo strappo nasce dalla decisone della Commission­e di Bruxelles, presa dopo almeno un decennio di discussion­i, di stampare d’ora in poi la dicitura «prodotto israeliano dei Territori palestines­i occupati» (o qualcosa di simile) sulle etichette dei formaggi, del design, dell’ortofrutta, dei vini e di tutti i beni esposti nei supermerca­ti europei: un obbligo di trasparenz­a verso chi non vuole acquistare merci provenient­i dalle colonie illegali in Cisgiordan­ia. «Una dovuta informazio­ne al consumator­e», avevano cercato di minimizzar­e dall’Ue. «Un boicottagg­io bell’e buono d’Israele», avevano subito protestato da Gerusalemm­e. La misura israeliana era in qualche modo attesa e, prevedono molti diplomatic­i, non avrà grandi ripercussi­oni nell’immediato. Primo, perché i prodotti etichettat­i non superano un valore di 50 milioni di euro (su 14 miliardi d’interscamb­io). Secondo perché l’Ue da anni ha un ruolo marginale nei negoziati israelo-palestines­i. E infine, cosa più importante, perché i negoziati non ci sono.

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