Boeri, ex sfidante del sindaco: Balzani è la persona giusta
«Nella continuità garantisce innovazione e cambiamento, il commissario Expo no»
Stefano Boeri, Giuseppe Sala non si era (e non si è) ancora candidato ed è subito partito l’esame del dna da parte della sinistra. Adesso, il copione si ripete con un altro protagonista. Francesca Balzani non ha ancora deciso se candidarsi ed è già partito il fuoco di sbarramento targato Pd.
«Nel gioco delle primarie ci sta che ci si interroghi sul profilo del candidato, sulla sua storia e sulle sue competenze. Per questo penso che se ai candidati già presenti si aggiungono Sala e la Balzani, sia cruciale ascoltarne i programmi. Vorrei che già agli inizi di gennaio si organizzasse un grande forum delle idee in cui ogni candidato possa illustrare i suoi dieci progetti per Milano».
Quindi, lei, che sicuramente non si può ascrivere al partito dei seguaci del sindaco Pisapia, gran sostenitore della Balzani, vede bene una candidatura del vicesindaco?
«Sono convinto che a Milano ci sia bisogno di un cambio di marcia pur dentro la continuità con questa giunta. Un netto cambio di marcia. Il profilo della Balzani è quello di una donna che ha una storia professionale importante e che ha portato nella politica elementi di forte innovazione. Ne ricordo tre». Quali? «Da assessore al Bilancio di Genova ha introdotto il bilancio per progetti e non basato sulla spesa storica. Nel mio lavoro come assessore alla Cultura di Milano è stato un contributo fondamentale. Poi quando era in Europa, è stata relatrice del bilancio europeo ed ha giocato un ruolo fondamentale dopo il terremoto in Emilia Romagna attivando finanziamenti ingenti per la ricostruzione. Da ultimo, ho molto apprezzato l’iniziativa del baratto amministrativo, grazie a cui un moroso incolpevole può rientrare nella legalità dando un contributo sociale, ossia lavorando come volontario. Lo trovo bellissimo». Tutto questo per dire? «Credo che il profilo della Balzani sia importante per Milano. È in continuità con la giunta Pisapia, che ha fatto della solidarietà e dell’equità il suo tratto distintivo, ma con un elemento di innovazione che l’attuale squadra di Pisapia non ha sviluppato fino in fondo. È quello di cui abbiamo bisogno».
Però la candidatura della Balzani, che nelle intenzioni doveva essere il collante del modello arancione che ha portato alla vittoria Pisapia nel 2011, sembra aver portato più divisione che unità.
«L’unità o la diversità non si devono calcolare sulle opinioni dei rappresentanti dei partiti del centrosinistra, ma sull’elettorato. Fin dall’inizio sono stato un sostenitore dell’innovazione portata da Matteo Renzi. Bisogna completare questo percorso e ritengo che la Balzani rappresenti bene questa possibilità».
In realtà chi parla più di innovazione e cambiamento rispetto ai cinque anni di Pisapia non è la Balzani, ma Giuseppe Sala.
«Sala ha altre caratteristiche e qualità, ma tra queste non mi sembra esserci il gusto per il cambiamento e l’innovazione». Non ritiene che la mossa di Pisapia sia tardiva?
«Se le elezioni sono a giugno c’è tutto il tempo. L’errore è stato partire troppo presto. Dal mio punto di vista la campagna elettorale inizia a gennaio. Prima del 2016 non ha senso». Non ha risposto su Pisapia. «Pisapia ha segnato una discontinuità rinunciando a ricandidarsi. Adesso ritiene di poter gestire gli effetti negativi di questa scelta. Ma se vuole restare protagonista il modo c’è: si ricandidi. Perché il suo ruolo non è quello di fare il regista sottobanco. Il suo è sempre stato un ruolo pubblico e di traino. Se vuole esserci, ci sia a tutto tondo».
Se la sente di fare una previsione? Che cosa accadrà mercoledì nell’incontro tra Renzi, Pisapia e la Balzani?
«Mi auguro che non succeda nulla, perché solo l’idea che Milano aspetti di avere il nome di un suo possibile sindaco da una riunione a Roma mi fa veramente nausea».
L’idea che la città aspetti di avere il nome di un possibile sindaco da una riunione a Roma mi dà la nausea