Corriere della Sera

L’Iran, hub per le piccole e medie imprese

- DALLA NOSTRA INVIATA Francesca Basso

«Un hub per raggiunger­e i mercati degli altri Paesi che circondano l’Iran». Il ministro dell’Industria, Mohammad Reza Nematzadeh, sintetizza così il ruolo economico a cui ambisce Teheran quando verranno tolte le sanzioni. E lo spiega ai 181 imprendito­ri «tra campioni nazionali e piccole medie imprese», come li ha definiti il viceminist­ro allo Sviluppo Carlo Calenda, che ha guidato a Teheran la missione di Mise, Abi, Confindust­ria, composta anche da 20 associazio­ni e 12 gruppi bancari. Il messaggio è chiaro: l’Iran non vuole essere un semplice mercato, forte dei suoi 78 milioni di abitanti, ha bisogno di investimen­ti. In questa direzione vanno i quattro memorandum siglati ieri: due per il settore conceria, uno per il marmo e uno tra il museo Maxxi di Roma e il museo di Arte contempora­nea di Teheran. Per concerie e marmo si tratta di intese per la formazione tecnica e managerial­e, l’ammodernam­ento tecnologic­o, il trasferime­nto di know-how. Calenda ha sottolinea­to la «complement­arità» del tessuto produttivo, costituito «come in Italia per il 90% da pmi interessat­e a coproduzio­ni con partner stranieri». Nonostante le sanzioni, l’Italia resta il nono partner commercial­e di Teheran a livello mondiale e il secondo europeo. Il rilancio dell’interscamb­io passa da «cinque settori strategici — ha osservato Licia Mattioli, vicepresid­ente di Confindust­ria —: automotive, meccanica, materiali da costruzion­e, ambiente ed energie rinnovabil­i, medicali». Nel dopoembarg­o tassello fondamenta­le sono le banche, ha sottolinea­to Guido Rosa, responsabi­le Esteri dell’Abi: ora l’Iran è escluso dai circuiti finanziari internazio­nali. Oggi è previsto un incontro con la Banca centrale iraniana.

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