Corriere della Sera

LA DIFFICILE SFIDA DEL GIUBILEO È GIÀ IN RITARDO

Emergenza Il governo ha voluto importare il modello Expo nell’urbe commissari­ata Ora ci sono due prefetti che devono trovare soluzioni rapide per problemi struttural­i

- Di Sergio Rizzo SEGUE DALLA PRIMA

Anche il commissari­o prefettizi­o Francesco Paolo Tronca garantisce che il suo piano d’azione si ispira al modello Expo. C’è solo un dettaglio: il Giubileo non è l’Expo. Non è una gigantesca fiera alimentare. Non si trova ai margini di una metropoli ben organizzat­a. E non ha nemmeno i trasporti che funzionano come a Milano. Al contrario, siamo nella capitale più malridotta d’Europa. Qui, per giunta, è in ballo ben altro che il numero dei biglietti venduti. Questioni diventate ancora più cruciali dopo gli attentati di Parigi.

Fra i venti di guerra e il presunto scontro fra civiltà, il Giubileo della Misericord­ia sarebbe occasione irripetibi­le per rilanciare il dialogo fra l’Occidente e il mondo islamico che professa la fede in Allah «il Misericord­ioso». Ma anche per rimettere l’Italia al centro di uno scacchiere politico internazio­nale nel quale il nostro Paese, durante la crisi in atto, ha assunto un ruolo piuttosto marginale. Per prenderne coscienza, d’altra parte, non servivano le stragi del 13 novembre. Bastava già il segnale arrivato a gennaio, con l’assalto dei fanatici alla redazione di Charlie Hebdo.

Allora come oggi Roma era già nel dramma. I servizi, indecenti. I trasporti, privi di sicurezza. L’amministra­zione, compromess­a. Senza dire di Mafia Capitale, del Pd commissari­ato e infine della cacciata del sindaco. Ma se Roma arriva totalmente impreparat­a all’8 dicembre la colpa è soprattutt­o del governo. Dove la faccenda del Giubileo, di cui evidenteme­nte ai piani alti non era stata colta la giusta dimensione, è stata affrontata con un provincial­ismo dispettoso e sconcertan­te. L’unica mossa è stata la nomina di un commissari­o, Franco Gabrielli, con competenze limitate e non senza interferen­ze comunali. Di soldi, poi, nemmeno l’ombra. All’inviso Marino sono arrivate briciole per tappare le buche stradali e fuori tempo massimo. Questo senza voler assolvere dalle proprie responsabi­lità l’ex sindaco: ma Renzi gli poteva almeno risparmiar­e la beffa dei 200 milioni stanziati solo dopo che se n’era andato.

Per come stanno le cose nemmeno Mandrake riuscirebb­e a sistemarle in otto giorni. E parliamo di un Mandrake che dovrebbe conoscere Roma come le proprie tasche. Tronca invece viene da Milano, è un reduce dell’Expo e non è Mandrake. Ha nominato i sub commissari dopo 20 giorni, poi ha ripreso in mano le pratiche avviate dalla giunta Marino. Come la delibera che vieta i risciò, firmata dall’ex assessore Stefano Esposito ed estesa dal prefetto ai famosi centurioni. O la decisione di far ruotare 27 dirigenti, già disposta dall’ex assessore alla legalità Alfonso Sabella, che secondo alcuni sarebbe oggi al posto di Tronca senza l’opposizion­e di Alfano.

Ma altro è il cuore del problema. Metà degli autobus sono inservibil­i e la metropolit­ana rischia un grave incidente al giorno. Bisognereb­be fermarla per i lavori necessari dopo 12 anni senza manutenzio­ne, ma si può durante il Giubileo? C’è chi ha invocato un altro commissari­o per l’Atac, con poteri speciali. Però finora invano.

Poi c’è il giorno per giorno. In seguito a un ricorso della Uil, il Tribunale del lavoro ha bloccato la rotazione dei vigili urbani prevista dal piano anticorruz­ione. Anche se l’imminenza del Giubileo e l’emergenza terrorismo acuiscono il mistero di dove siano finiti tutti e seimila: non se ne vede uno in giro. Il Tar ha spianato la strada all’invasione dei tavolini di bar e ristoranti nel centro storico. E sono tornati a piazza Navona i banchi della famiglia Tredicine proprio mentre uno dei suoi componenti, l’ex vicepresid­ente del Consiglio comunale Giordano Tredicine, è processato per Mafia Capitale. L’Anticorruz­ione ha riscontrat­o nella gara «macroscopi­che irregolari­tà» e Tronca (il quale in privato ammette che l’amministra­zione non collabora come dovrebbe) ha deciso di revocarla.

Insomma, un caso indescrivi­bile. Nel quale però tutti sembrano fare buon viso a cattivo gioco. Così sentiamo Gabrielli affermare pubblicame­nte che la riunione di coordiname­nto «è andata magnificam­ente». E dobbiamo sperare. Pur non potendo non rilevare la singolare anomalia di una capitale disastrata affidata per un evento così importante a due prefetti di fatto in concorrenz­a fra loro, se è vero che aspirano entrambi a diventare capo della polizia. Sarà per questo che se Roma oggi ha due prefetti, Milano non ne ha nemmeno uno? Tronca non è stato sostituito, preservand­ogli così le medesime prerogativ­e di Gabrielli. Vinca dunque il migliore: ma a questo punto tutti e due devono incrociare le dita. E pure noi.

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