Mancini: «Se corri vinci, come Messi Ma anche noi abbiamo qualità»
È un confronto di culture futbolistiche — Napoli e Inter sono agli antipodi per struttura e pensiero — eppure un paio di punti in comune le due rivali li hanno: uno è la difesa, l’altro è la predilezione per gente in gamba. «Le squadre che vincono corrono», spiega infatti Roberto Mancini prima di volare verso Sud e questo dice tutto sul modo in cui la capolista affronterà l’abbraccio pericoloso del San Paolo: corsa, attenzione, lavoro duro, il mutuo soccorso dietro per costruire il rovesciamento di palla davanti.
Il manuale d’uso per stanotte deriva dalle partite giocate con la Juventus e, soprattutto, con la Roma. La performance con i giallorossi ricorre più di una volta nei discorsi della vigilia interista, e magari, vista l’analogia di modulo tra Garcia e Sarri, potrebbe indirizzare le scelte dell’alchimista Mancio, 13 formazioni diverse in 13 partite (con 5 moduli usati) e mai criptico come ieri: «Dico solo che giocherà Handanovic». Noi invece, come certezza scientifica, possiamo dire solo che non giocheranno Kondogbia e Santon, infortunati, mentre
Realismo «Icardi fuori? Tutto è possibile. Scudetto? Loro più attrezzati, ma noi siamo davanti...»
con il buonsenso possiamo aggiungere che ci saranno Miranda-Murillo, la coppia difensiva più hot della serie A, e Medel, l’interista di movimento con più minuti giocati.
Comunque sia, ecco cosa conta sapere: contro la Roma l’Inter si è opposta a specchio al 4-3-3 ma, più che altro, ha avuto l’atteggiamento giusto. E noi sappiamo che per il tecnico nerazzurro «l’atteggiamento conta più dei moduli». La vittoria, spiega Mancini, non sarebbe arrivata «se Ljajic e Perisic non avessero lavorato così bene sulle fasce e Brozovic non avesse corso ovunque». Banale? Mica tanto. E non prendiamolo per un elogio della muscolarità pura. Non a caso l’altra stella polare indicata ieri dal Mancio è Messi, e non per i suo gol ma per ciò che fa davvero di lui un animale calcistico irripetibile: «Avete visto in Champions che scatto ha fatto sul 5-0 per recuperare palla, facendosi pure ammonire? Ecco, questa è l’attitudine che serve».
Il richiamo al divino Leo, re operaio, ridefinisce la questione qualità-vs.-forza, che pare la chiave del match. La qualità non vale in sé, ma solo per come la fai reagire con le esigenze del match. E comunque, osserva orgoglioso Mancini, «anche noi abbiamo qualità». Il punto è imparare a scatenarla come fa il Napoli, «una squadra costruita proprio bene » , piena di punti fermi e totem intoccabili. L’Inter invece è ancora in progress, ecco perché il Mancio cambia molto e non si vergogna, talvolta, di modellare la formazione sugli avversari: «O hai 11 fenomeni che danno garanzie o è meglio variare e tenere tutti pronti». Così potrebbe rischiare persino Icardi. Con la Roma non c’era e il tridente slavo ha girato benissimo. E oggi? «Tutto è possibile. Mauro deve fare la sua strada, passando anche attraverso delusioni. Inutile paragonarlo a Higuain. Mauro fa gol diversi, ma diventerà pure lui un grande bomber». Vuole dire tutto, vuole dire niente. Di sicuro per Mancini c’è che «noi siamo davanti e oggi sappiamo cosa fare». Se accadrà, vincere potrebbe essere una conseguenza non sorprendente. «E anche se siamo solo alla 14ª, se è presto e se altre sono più attrezzate per lo scudetto, ci darebbe una grande forza per il futuro...».