Murray si prende la Davis con un lob lungo 79 anni
Andy batte il Belgio da solo e riscrive la storia
storiche e culturali culminate nel referendum del 18 settembre 2014 con cui la Scozia non è riuscita a uscire dal Regno Unito, permettendo al ragazzo di Glasgow (che aveva dato pubblicamente il suo endorsement alla secessione ricevendo in cambio minacce di morte) di rivincere — da solo — la Davis per i sudditi di sua maestà. Che spasso lo sport che riscrive la storia. La palombella rossoblù di Murray atterra sulla riga, il piccolo Belgio dei miracoli di David Goffin torna ranocchio, la leggenda di Davide che sfida Golia per l’insalatiera d’argento diventa d’incanto banale insieme al centro federale di Mons che sa miscelare racchette vallone e delle Fiandre e a 11 milioni d’abitanti cresciuti sotto il nume tutelare di una fuoriclasse, Justine Henin, e di una campionessa, Kim Clijsters (11 Slam in due), mentre Braveheart Andy diventa l’idolo di un’isola che si era imposta di amarlo già nel 2012 (oro ai Giochi di Londra e Us Open) e nel 2013 (Wimbledon) perché Murray — rispetto ai Big 5 — ha il talento di vincere poco ma benissimo e la quarta perla, la Davis, ha un potere taumaturgico.
È la coppa di Andy, degli otto singolari vinti nella stessa edizione (come McEnroe nell’82 e Wilander nell’83) e dei tre doppi trionfali, nella finale di Gand in coppia con il fratello Jamie, Leader Andy Murray, 28 anni, scozzese di Glasgow, solleva la Coppa Davis (Getty) di 15 mesi più grande, l’erede cui mamma Judi — l’ape regina di una famiglia di stampo fortemente matriarcale — aveva affidato il mandato di seguire le orme di Fred Perry, presto surclassato dal talento del più giovane. Andy è l’uomo del destino capace di spezzare le lunghe attese: 77 anni prima che un tennista britannico (ma non inglese) conquistasse Wimbledon, 79 in waiting list per la Davis. Per lui ieri si sono scomodati tutti, dal premier Cameron a Harry Potter, da Beckham alle Spice Girls, da Lineker a Kate Winslet. «Mi ricorderò di questi momenti qualsiasi cosa accadrà in futuro, nulla potrà eguagliarli» ha detto il campione, che aveva spento la luce tardi per vedere il match di boxe tra l’inglese Tyson Fury e l’ucraino Wladimir Klitschko. Forse solo la nascita del primo figlio. «Siamo stati battuti da un giocatore enorme» ha ammesso Johan Van Herck, capitano belga. La Gran Bretagna con la Scozia nel motore succede nell’albo d’oro alla Svizzera in purezza di Federer e Wawrinka. Il segreto è la contaminazione: il tè delle cinque, in kilt e con sottofondo di cornamuse, è più gustoso.