Corriere della Sera

«Sull’auto a guida autonoma i nostri bambini non salgono»

Una ricerca rivela le paure dei genitori sulla mobilità del futuro Apple o Google? «Meglio vetture prodotte da Case tradiziona­li»

- Alessandro Marchetti Tricamo

La rivincita che non ti aspetti. Secondo uno studio di Boston Consulting Group (Bcg) preparato per il World Economic Forum, il 58% degli intervista­ti (in totale 5.500 persone distribuit­e in 10 Paesi) sarebbe pronto a salire su un’auto a guida autonoma. Senza però fidarsi completame­nte: solo il 35% lascerebbe il proprio figlio nelle mani dell’intelligen­za artificial­e. Tanto più se la capacità di chip e sensori è «ancora limitata rispetto a quella dell’uomo e non riesce a reagire a situazioni particolar­i come imprevisti e comportame­nti non in linea con il codice stradale», spiega Ken Koibuchi, a capo dello sviluppo veicoli intelligen­ti Toyota.

A sorprender­e è anche un altro risultato: il 46% dei partecipan­ti al sondaggio preferireb­be che un veicolo a guida autonoma fosse prodotto da un’industria automobili­stica. Solo il 16% accettereb­be un’auto realizzata da un’azienda digitale. Per buona pace di Apple e Google, sempre più attratti dal mondo a 4 ruote. Un conto è produrre software, smartphone, tablet e pc, un altro è costruire auto. Tanto più se non si possiedono le competenze necessarie (non sembrano sufficient­i una «manciata» di ingegneri sottratti alle case auto), lo stabilimen­to produttivo (si dice che Apple abbia colloqui avanzati con Bmw) e la rete di assistenza globale. India e Cina comprese. Che non a caso sono i Paesi dove c’è una maggiore attenzione alla guida autonoma (è interessat­o oltre il 75% degli intervista­ti).

Per lo studio Bcg piuttosto, il 69% del campione accettereb­be volentieri la collaboraz­ione tra l’industria tradiziona­le e il mondo di Silicon Valley. I numeri trovano conferma nelle parole di Carlos Ghosn, CEO di Renault– Nissan: « Nessuna azienda, automobili­stica o digitale che sia, sulla guida autonoma ha le capacità per andare avanti da sola. Tutti parlano con tutti. Nissan ha annunciato a gennaio una partnershi­p con la Nasa e collabora già con le università di Stanford, Oxford, Tokyo e il Mit di Boston».

Di sicuro l’auto che viaggia da sola dovrà essere a batteria: due terzi dei potenziali clienti la vorrebbe elettrica o ibrida. Su questo in Silicon Valley sono sulla buona strada: le 25 Google Car in circolazio­ne in California e in Texas sono elettriche.

A questo punto non resta che aspettare. Quanto? «In cinque anni il pilota automatico per la guida in autostrada sarà tecnicamen­te pronto per la produzione in serie. La guida autonoma arriverà in città invece attraverso un ulteriore graduale processo di sviluppo e affinament­o dei sistemi » , risponde Rolf Bulander, responsabi­le di Bosch Mobility Solutions. Diciamo 2025. A patto di esser disposti a spendere più di 5 mila dollari per avere la possibilit­à di lasciare nel traffico i comandi all’auto. Più o meno quanto un buon climatizza­tore automatico e quattro cerchi in lega.

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Sopra, la Google Car alle prese con i bambini. A sinistra, sopra, l’abitacolo di un prototipo Volvo. Sotto, l’interno di una Nissan Leaf entrambi a guida autonoma
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