Sulla pista di Valencia con la Panigale 959 La superbike «facile»
Qualche anno fa, una moto così si sarebbe giocata il Mondiale Superbike: i 157 cv e i 174 kg della Ducati 959 Panigale sono più che sufficienti per vedersela con vecchie (ma neanche tanto) glorie del campionato delle derivate dalla serie. Ma a segnare un punto a suo favore è la guidabilità: fra controlli elettronici, la moderna gestione del motore e sospensioni che dieci anni fa erano fantascienza, questa « Panigalina » (16.490 euro) consente di andare forte senza fatica. Una rivoluzione per Ducati, che ha sempre proposto sportive senza compromessi. Appena presentata a Eicma, la 959 «è nata per essere efficace su strada», dice Francesco Rapisarda, della Casa bolognese. Maggiore cilindrata, frizione antisaltellamento di serie, carena anteriore più ampia, cupolino più protettivo, supporto specchi retrovisori più corto e ciclistica rivista, sono alcuni dei connotati che segnano la distanza dalla serie precedente. Altre novità derivano dal bisogno di allinearsi all’Euro 4. Il terminale, per esempio: dal «pentolone» che finiva sotto il motore al doppio scarico laterale. Rispetto alla 899 da cui deriva, il rapporto peso/potenza è migliorato del 2%. Come migliorato è il mix motore/ciclistica.
Il test in pista non lascia dubbi. Sul tortuoso circuito di Valencia (lo stesso del duello Rossi-Marquez), la 959 sfoggia la potenza giusta per divertirsi, una ciclistica equilibrata (che non si scompone nemmeno nell’uso esasperato) e un’elettronica capace di gestire al meglio l’esuberanza del bicilindrico. L’assistenza al pilota è efficace, ma mai invasiva: «L’elettronica aiuta in tutte le fasi — spiega Stefano Strappazzon, un passato in Ducati Corse, oggi responsabile dello sviluppo del veicolo — ed è talmente affinata che anche un professionista riesce ad andare più forte». Il che fa sorgere una domanda: piloti a parte, chi sarà in grado di far esprimere tutte le sue potenzialità alla «sorella maggiore» 1299 Panigale S da 205 cv?